GENNARENIELLO
di Eduardo De Filippo
regia Lino Musella
con Tonino Taiuti, Gea Martire, Lino Musella, Roberto De Francesco, Ivana Maione, Dalal Suleiman, Alessandro Balletta, Daniele Vicorito
scene Paola Castrignanò
costumi Ortensia De Francesco
disegno luci Pietro Sperduti
sound design Guido Marziale
aiuto regia Melissa Di Genova
direttore di scena Domenico Riso
assistenti alla regia stagisti Niccolò Di Molfetta, Isabella Rizzitello (allievi della Scuola del Teatro di Napoli – Teatro Nazionale)
assistente costumista Federica Del Gaudio
capo macchinista attrezzista Marco Di Napoli
datore luci Angelo Grieco
sarta Annalisa Riviercio
foto di scena Ivan Nocera
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Lino Musella, dopo il successo di Tavola Tavola, chiodo chiodo torna ad Eduardo De Filippo insieme a Tonino Taiuti con lo spettacolo Gennareniello, un debutto assoluto prodotto dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale che andrà in scena nel periodo natalizio nella casa di Eduardo, il Teatro San Ferdinando.
Note di regia – Lino Musella
Gennareniello è nato nel 1932, un anno dopo l’atto unico Natale in casa Cupiello.
A differenza del fratello maggiore non è mai cresciuto del tutto, negli anni è restato identico, quasi abbozzato, anche se perfetto nelle sue dimensioni, non si è mai sviluppato in altri due o tre tempi, è rimasto piccolo, isolato, escluso, Unico come Atto.
Gennareniello è un diminutivo, vezzeggia il nome del santo patrono e fa rima col fratello famoso, quello di Casa Cupiello.
Questa breve opera contiene qualcosa di speciale, una pietra preziosa ma fragilissima, na pret e zucchero. Costruisce una variazione su tema restando in famiglia e ricalca le stesse maschere umane dei Cupiello da una diversa angolazione. Una specie di spin-off in una dimensione parallela.
In questo spaccato naturale si osserva il semplice trascorrere del tempo senza particolari avvenimenti o intrecci, si ascoltano versi di poesie e canzoni, che a Napoli spesso sono la stessa cosa, e si partecipa alla vita che accade mentre si lascia spazio al sonetto che contiene. A Gennareniello basta affacciarsi a una terrazza per esistere, per regalarci l’umanità che porta in scena, per sussurrarci quel che di unico è racchiuso tra la disperata e commovente bellezza della vita che passa.
Note sulle scene – Paola Castrignanò
Quando Lino mi parlò di Gennareniello e della sua volontà di traslarlo di mezzo secolo non conoscevo questo atto unico di Eduardo, così ho letto il testo e visto la versione televisiva realizzata dallo stesso autore, ed è stato il punto di partenza per il lavoro sulla scena. Ho cominciato a rielaborare lo spazio scenico operando un ribaltamento, una specchiatura degli ambienti e dei piani, cercando di mantenere, se non di esagerare, i vari dislivelli che un ambiente come un terrazzo naturalmente offre, per consentire la permanenza in contemporanea di più personaggi dislocati nello spazio, proprio come i pastori di un presepe. Successivamente, ho inserito degli elementi di precarietà e di frattura, come la segmentazione della pedana e la presenza dei tubi innocenti, per segnalare il passaggio del tempo e degli eventi storici, come il terremoto che sconvolse la regione nel 1980 e per raccontare un’epoca che porta con sé i resti e la memoria storica del secolo passato ma anche l’entusiasmo, consapevole o meno, per i cambiamenti che la società e gli esseri umani staranno per vivere nel nuovo millennio.
Note sui costumi – Ortensia De Francesco
L’idea di Lino Musella di ambientare Gennariniello nel 1984, accende i riflettori su una popolazione di piccoli borghesi e di persone ancora semplici il cui stile di abbigliamento riflette fortemente la propria identità culturale legata alla città e alla tradizione popolare ma che, nello stesso tempo, è ricco di elementi dell’epoca che questa volta i personaggi vivono….siamo di fronte a donne che votano, a famiglie che vedono la televisione e le soap-opera e acquistano, oltre che nei mercati rionali, anche con vendita per corrispondenza (postal market, vestro) i propri abiti o accessori. I colori chiari dell’estate accompagnano e avvolgono i personaggi e i dettagli.
Ho cercato di costruire un mondo semplice e chiaro come le estati napoletane sanno essere.
Un mondo dove ancora fra sogni e delusioni, debolezze ed indolenze, speranze ed illusioni potessero prendere vita questi personaggi che ti entrano nel cuore e che, avvolti nei loro semplici costumi, vorresti abbracciare.