IL TEMPO DELLE STELLE
dal romanzo di Massimiliano Virgilio
adattamento di Veronica Cruciani e Massimiliano Virgilio
regiaVeronica Cruciani
adattamento di Veronica Cruciani
con Edoardo Sorgente, Sharon Spasiano
suono John Cascone
luci Desideria Angeloni
costumi Roberta Mattera
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Cosa si è disposti a fare per esaudire un desiderio? Fin dove siamo capaci di spingerci? Giuseppe e Lara sono una coppia perfetta: si amano tra loro, amano il lavoro che fanno, sono due progressisti, leggono molto e non fumano. Sono due “puri” che hanno trascorso tutta la loro vita dalla parte del giusto. Eppure, adesso che desiderano essere genitori di un figlio che non arriva, la stellina del rancore illumina il loro sentiero, nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore, nella finzione narrativa e nella realtà del nostro tempo da cui ci parlano. Giuseppe e Lara sono due esseri vivi, imperfetti, desideranti. D’altro canto, la parola desiderio viene dal latino “de-sidera”, che vuol dire mancanza di stelle, essere senza stelle. Come loro due senza un figlio. Ma questa non è soltanto una storia di coppia, perché lo sguardo si posa al di là dell’intimità, esce dalle stanze private per sondare lo spazio pubblico della società in cui viviamo, della dimensione sociale e politica delle nostre esistenze, per raccontare di una generazione e di un’epoca che desidera l’infelicità degli altri più della propria felicità. Perché l’odio dei puri è la forma più potente di odio, l’unica che può dar forma ai nostri più indicibili desideri.
Massimiliano Virgilio
Note di regia – Veronica Cruciani
Lavorare su Il tempo delle stelle di Massimiliano Virgilio rappresenta un viaggio che intreccia il rispetto per un testo, carico di intimità e complessità, con il desiderio di costruire una nuova forma scenica, capace di esplorare universi emotivi e simbolici inediti. Questo adattamento non è una semplice trasposizione del romanzo, ma un dialogo continuo tra due sensibilità artistiche – quella dell’autore e la mia – per dare vita a un racconto teatrale che si radica nel reale e si espande verso il simbolo.
Il romanzo di Massimiliano Virgilio affronta temi profondi e universali attraverso una lente intima: l’infertilità di Lara e Giuseppe diventa il punto di partenza per un’indagine sulla fragilità dei legami umani, sul desiderio, sulla perdita e sull’identità. Tuttavia, il nostro adattamento sceglie una traiettoria differente, ispirandosi alla tragedia classica greca, dove i conflitti personali assumono una dimensione archetipica. Questa scelta è guidata dalla volontà di enfatizzare le emozioni primarie dei personaggi – amore, rabbia, speranza, paura – e di trasformare il loro percorso in un racconto universale.
Il linguaggio dell’adattamento si sviluppa su due livelli distinti ma complementari: il dialogo emotivo e la narrazione. I dialoghi tra Lara e Giuseppe, frammenti di vita quotidiana, si trasformano in confessioni profonde, cariche di tensione. La narrazione, invece, introduce una distanza critica, invitando il pubblico a osservare i personaggi con uno sguardo analitico.
Un elemento centrale del nostro adattamento è l’introduzione in scena di una figura nuova: una ragazzina/o, che simboleggia il figlio/a che non arriverà mai, ma anche il bambino interiore che Lara e Giuseppe portano dentro di loro. Questa figura rappresenta sia il figlio/a immaginato, con i sogni e le speranze legati alla sua assenza, sia il riflesso dei bambini che i due protagonisti sono stati, con le loro ferite e la loro ingenuità.
Questo personaggio diventa un veicolo per esplorare il passaggio da una relazione simbiotica a una dimensione più autonoma e consapevole. Il bambino/a in scena è l’eco di questa transizione, il simbolo del bisogno di separarsi per ritrovarsi. Nel testo, la sua presenza amplifica la tensione emotiva: non è solo un espediente narrativo, ma una proiezione dei loro stati interiori. Lara e Giuseppe lo vedono, lo ignorano, si relazionano con lui/lei in modi che riflettono il loro conflitto interiore e la difficoltà di affrontare paure e vulnerabilità.La scena è un luogo spoglio, uno spazio vuoto che si trasforma in un palcoscenico dell’interiorità. Ogni elemento scenografico ha un valore simbolico: il vuoto non è solo assenza, ma terreno fertile per l’immaginazione e l’emozione.
La drammaturgia sonora si ispira ai suoni dello spazio, creando un paesaggio sonoro che riflette l’universo interiore dei personaggi. Pulsazioni, echi e armonie cosmiche accompagnano il racconto, collegando l’intimità del dramma umano all’immensità dell’universo.
Adattare Il tempo delle stelle per me ha significato confrontarmi con il vuoto, con la mancanza, con l’impossibilità di afferrare pienamente il senso dell’esistenza. La scena diventa il luogo in cui questi temi si manifestano, un universo in cui Lara e Giuseppe cercano risposte che forse non arriveranno mai. La presenza del bambino/a, in bilico tra reale e simbolico, diventa un richiamo potente alla necessità di riconoscere e integrare le proprie parti più vulnerabili.
Questo spettacolo è un atto d’amore verso il teatro, verso la letteratura, verso la possibilità di trasformare la perdita in creazione. Nel finale, quando Lara e Giuseppe si stringono la mano per poi separarsi, resta il segno di un legame che, pur spezzato, continua a brillare come una stella lontana.
Produzione in Tournée
"IL TEMPO DELLE STELLE" fa parte delle produzioni del Teatro di Napoli - Teatro Nazionale e farà tappa in queste città: