Gaetano Franzese è un attore e docente di voce per la Recitazione.

Comincia il suo percorso presso il teatro Elicantropo di Napoli diretto da Carlo Ceriello  diplomandosi come attore e regista. Studia contemporaneamente  Drammaturgia con Massimo Maraviglia, debutta come attore professionista con “Signurì Signurì” di Enzo Moscato e nello stesso periodo collabora assiduamente con la compagnia di teatro “La Mansarda Teatro dell’orco” diretta da Maurizio Azzurro e Roberta Sandias per circa quattro anni che lo impegna in giro per l’Italia in numerose produzioni. Con la compagnia diretta da Mario Autore lavora allo spettacolo “La locandiera” di C. Goldoni che dopo una tournée in Italia, debutta in Belgio al Cuultural Zwanemberg Heist op den berg – Anversa.

Interrompe la carriera lavorativa per continuare i suoi studi presso l’Accademia  di Teatro Paolo Grassi di Milano dove tre anni dopo si Laurea. Incontra i docenti: Kuniaki Ida, Chiara Claudi, Marco Maccieri, Giampiero Solari, Alberto Cavecchi, Massimo Navone, Giovanni Covini, Giovanni Bottini, Luca Rodella, Marina Spada, Marco Plini, Luca Zangheri, Alessandro Sciarroni, Emanuele De Checchi, Silvia Gilardi, Chiara Claudi, Silvio Peroni, Maria Consagra, Margarete Assmuth e Maurizio Schmidt. Nel 2021 debutta con il Ruolo di Arlecchino nello spettacolo con la regia di Giovanni del Prete. Va in scena con la regia di Maurizio Schmidt in Sicilia  e ad Udine presso l’Accademia Nico Pepe con l’Orestea di Eschilo.

 

Si appassiona particolarmente alle metodologie Feldenkrais, Laban-Malgrem e Linklater, inizia così il percorso di ricerca pedagogica, che lo porta a lavorare come assistente  di Margarete Asmuth e  di  Maurizio Schmidt  presso l’accademia Paolo Grassi di Milano e ad insegnare Voce per la recitazione presso il Teatro Stabile di Napoli nel 2022.  Nello stesso anno ha lavorato come insegnante di voce e pedagogo in Africa a Yokoele in Togo con un gruppo di giovanissimi studenti mettendo in scena insieme ad un  gruppo di formatori italiani e africani: “Fiabe e Favole della tradizione Togolese”.

Attualmente vive tra Napoli e Milano dove continua il suo percorso di ricerca.

Presentazione del corso di Voce per la recitazione.

Il Metodo di riferimento per il lavoro sulla voce è stato  progettato e sviluppato da Kristin Linklater per  liberare la voce naturale e conseguentemente sviluppare una tecnica vocale al servizio dell’umana libertà di espressione.

Il presupposto di partenza è che ognuno possiede una voce in grado di esprimere in un estensione che per natura va dalle due alle quattro ottave, un’infinita varietà di emozioni, stati d’animo e sfumature di pensiero di cui fa esperienza. Le tensioni accumulate, le inibizioni e le reazioni negative a influenze ambientali riducono l’efficienza della voce naturale al punto da distorcere la comunicazione.

 

Prima tappa verso il lungo e affascinante viaggio che conduce alla liberazione della voce naturale consiste nello sviluppare la capacità di prendere coscienza dei meccanismi abitudinari artefici delle inibizioni espressive e raggiungere un’abilità percettiva in grado di raccogliere con estrema sottigliezza le minuzie del comportamento neuromuscolare al servizio del bisogno di comunicare.

 

La seconda tappa consiste nel liberare il respiro.

Non esiste un unico modo corretto di respirare per ogni tipo di esperienza. Il respiro può organizzarsi a seconda di esigenze diverse. L’obiettivo della recitazione è quello di ricercare consapevolmente la spontaneità. La muscolatura  respiratoria dell’attore  deve poter raccogliere pensieri e sentimenti in rapida successione e mutamento, generati da uno stato dell’essere creato dall’immaginazione. L’attore che da valore all’autenticità dell’espressione sarà in grado di comprendere che sono gli impulsi generati da  pensieri, immagini sensoriali ed emotive a gestire la respirazione. Rimuovere i controlli muscolari che limitano o riducono la reattività respiratoria agli impulsi è un primo grande traguardo da raggiungere. L’unico muscolo da potenziare è quello creativo ovvero sollecitare il respiro a reagire a una grande quantità di stimoli differenti.

 

 Nella terza parte del lavoro sarà utile considerare che il suono così come il respiro abbia origine al centro del corpo. La spinta del suono è l’impulso e il respiro è la materia prima; per evitare di compromettere la gola nell’emissione sonora è utile immaginare che il suono così come il respiro abbia origine al centro del corpo. Una volta consolidata questa immagine esploreremo  come possano venire amplificate e stimolate le vibrazioni sonore. Queste ultime prosperano in un corpo rilassato e possono risuonare attraverso una varietà di superfici risonanti.

 

Il lavoro sulla voce deve costantemente muoversi in due ambiti: la fonte del suono ovvero liberare i muscoli che si occupano della respirazione e il canale attraverso cui il suono viaggia.

Nella successiva tappa, sarà necessario liberare i muscoli del collo, della mandibola e della lingua. È molto importante prendere consapevolezza del supporto fittizio di questi muscoli per potersene liberare e focalizzare l’attenzione sulla fonte. Si può dire che il lavoro sulla fonte del suono è attivo, e il lavoro sul canale passivo.

Diverso è il discorso per il palato molle, essendo costituito di carne e muscolo, una serie di esercizi mirati a tonificare ed elasticizzare ripristineranno una naturale capacità di reagire di riflesso, dando piena funzionalità ad alcuni canali di risonanza rimasti inutilizzati.

 

Nella fase successiva del lavoro concentreremo la nostra attenzione sulle cavità risonanti del nostro corpo e in esse accrescere le vibrazioni. Cominceremo con i tre macro risuonatori della bocca del petto e dei denti. Prima di procedere all’esplorazione dei risuonatori medio-alti, avremo bisogno  di una maggiore potenza respiratoria, sarà quindi necessario lavorare per ampliare e rinforzare la muscolatura respiratoria: il diaframma, gli addominali interni e i muscoli intercostali. Nell’interesse dello sviluppo della spontaneità dell’apparato vocale ed emotivo bisogna in questa fase avere particolare cura di tenere stretta la relazione tra impulso e attività muscolare. Con questo incremento delle possibilità respiratorie si tornerà ad esplorare i risuonatori medio alti. Seni facciali, risuonatori nasali, risuonatori del cranio.

 

L’ultima parte del lavoro consiste nel liberare la voce attraverso il lavoro sui testi di William Shakespeare. I testi (monologhi o sonetti) verranno  considerati come contenitori di immagini sensoriali che si muovono nello spazio e nel tempo, nel  tentativo di esprimere e comunicare un’urgenza. Una comunicazione ideale chiede all’attore di mettere  in gioco un equilibrato quartetto di elementi: Emozione, Intelletto  Corpo e Voce,  oggetto di studio è la ricerca di questo equilibrio. In questa fase del lavoro proveremo inoltre ad esplorare con la voce il lavoro ereditato da Laban e Malmgren  provando a conoscere ed esplorare i fattori del movimento: peso tempo spazio e flusso focalizzando  la nostra attenzione sullo strumento vocale.

 

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