ASPETTANDO GODOT

di Samuel Beckett
regia Francesco Saponaro
con Fabio Bussotti, Giovanni Ludeno, Peppino Mazzotta, Elia Schilton
e  con Leone Curti / Simone Gagliano
scene e costumi Lino Fiorito
luci Cesare Accetta

una produzione Teatro Stabile di Napoli

Aspettando Godot è un testo definitivo, duro e sublime. La sua forza sta proprio nella totale apertura, nei molteplici significati e interrogativi che ci pone. Lo spazio della messa in scena è l’immagine simmetrica del testo. Un sentiero attraversa verticalmente un teatro abbandonato, immutabile nella sua scarna essenzialità, specchio di una realtà disintegrata e corrotta. Tuttavia, la luce livida del giorno filtra attraverso le fenditure del cemento per allungarsi sulle macerie, sulle pareti del cranio vuoto dove risuona tutta l’assurdità della condizione umana. Il lavoro con un gruppo di attori straordinari mi ha permesso di non comprimere la messa in scena in un’unica cornice stilistica o formale ma di restituire la complessità di questa sinfonia dei sentimenti umani. Abbiamo adoperato un linguaggio scarno, dalla sintassi semplificata, spesso attinto dal repertorio del teatro popolare che a volte, per effetto di improvvise espansioni liriche, si è lasciato irretire dalla poesia. Beckett ci parla della luce e del buio, della notte invocata per vincere il giorno e la solitudine, dove silenzio e parole si alternano fino a decolorarsi in una notte infinita. Sul limite, tra realtà e abisso, i personaggi riempiono l’attesa con storie e ragionamenti vani, presunte soluzioni definitive prive di conclusione. Sono costretti a parlare e, contemporaneamente, a sconnettere il pensiero spingendo le azioni ben oltre la cornice rassicurante del palcoscenico. (Le propre de l’absurdité c’est de ne pouvoir être explicable). Beckett è sorprendente e crudele. La sua è una lezione di misura, esattezza e coraggio. Quando medita sul tempo e sulla morte, sul limitare della vita o del corpo malato, sull’amicizia e l’amore, sulla vana attesa del divino, sul morboso esercizio del potere, sul fallimento del pensiero e i limiti del linguaggio, lo fa con un’ironia che conferisce a quest’opera dal respiro nichilista una disperata e comica vitalità. Aspettando Godot ci costringe a fare i conti con il totale smarrimento in cui siamo precipitati e a riconoscere, nonostante tutto, la pulsione primitiva del desiderio e della speranza.

Francesco Saponaro

 

Aspettando Godot è la storia di due uomini, Vladimiro ed Estragone, che si intrattengono in conversazioni che vanno dalla speranza alla disperazione, mentre aspettano che una persona di nome Godot tenga fede al suo appuntamento con loro. In ognuno dei due atti essi incontrano un uomo di nome Pozzo e il suo servo Lucky. In entrambi gli atti un ragazzo dice loro che quel giorno Godot non verrà, ma il giorno dopo egli rispetterà sicuramente il suo appuntamento. Nel secondo atto, un albero – spoglio nel primo atto – si copre improvvisamente di foglie.

 

Comunicazione per gli abbonati

Lo spettacolo prevede un  particolare allestimento scenico, per il quale sarà necessario eliminare il primo settore della platea.
Gli abbonati che occupano i posti di questo settore potranno scegliere una sistemazione diversa nello stesso turno di abbonamento, oppure scegliere il posto corrispondente del secondo settore per le repliche fuori abbonamento dal 27 aprile in poi.

"Non verremo mai a sapere “chi” sia davvero Godot ma basterà riconoscere in lui l’emblema dell’ostinazione dell’uomo a desiderare che qualcosa accada. Alain Badiou, Beckett. L’inestinguibile desiderio (1995)"