Autobahn (Autostrade, in tedesco) è un testo drammatico del 2003 – inedito per l’Italia – dell’autore americano Neil LaBute, composto da sette episodi, indipendenti narrativamente. Sette dialoghi ambientati interamente ed esclusivamente all’interno dell’abitacolo di una automobile. Nei vari episodi, l’autore mette i suoi personaggi di fronte alla necessità d’una verità da svelare, della richiesta della sincerità più assoluta, ma soprattutto di fronte all’incapacità, frequente, di avere le parole giuste per poterla esprimere, parole che possano trasmettere la reale essenza delle cose, senza pericolose ambiguità che lascino ombre nei rapporti interpersonali. Le parole hanno il sopravvento sulle emozioni che cercano di veicolare, le anticipano, le sorprendono, infine le tradiscono. Ciò che fanno strenuamente i personaggi di questi testi è caricare di troppa responsabilità le parole stesse. Le usano come alibi, come se la colpa di non esser chiari e limpidi, veri e sinceri fosse delle parole e non d’altro (o altri) scaricando inutilmente sulla relatività e im-parzialità del linguaggio tutta la paura di accettare la frammentata, mutevole, contraddittoria essenza dell’essere umano. Le parole come baluardi, argini possibili alla nostra liquida impetuosa identità. E l’autore, per mettere in parola i suoi personaggi, usa uno stile concreto e apparentemente minimale, che affidandosi alla prolissità del discorso riesce a scongiurare il rischio di un banale realismo, raggiungendo, in molti accenti, effetti di surreale comicità, a tratti involontaria. Teatro, insomma.
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