regia scenica e realizzazione video Maria Luisa Bigai
con Anita Bartolucci
e al pianoforte Alessandro Molinari
su sue composizioni originali
la poesia in turco è letta da Omar As
disegno luci Marco Catalucci
elementi di scena e progetto costume Dora Argento
produzione Musamoi  Associazione Culturale

Lo spettacolo è ambientato tra i fumi di un Caffè di Istanbul, degli anni ’20, mentre un pianista strimpella e lo spettacolino deve avere inizio, sullo scorcio di una Turchia che è una soglia fra epoche e dimensioni diverse. Una Donna (la chanteuse del caffè?) dice i suoi perché e affonda con lucidità e passione nel proprio crimine (una memoria ossessiva? un’affabulazione? una prova in camerino?). La stessa storia ha sapori molto diversi nella bocca di chi la racconta… La Clitennestra della Yourcenar è una Clitennestra che ha ucciso per amore e sa quasi riderne, a tratti, mentre racconta  (o ricorda? o reinventa?) un Agamennone imbolsito e tronfio che non sa più vedere; un Egisto giovinetto che non potrebbe colmare nè consolare mai il dislivello della passione. Clitennestra o una Donna che cerca ancora e infinitamente lo sguardo dell’amato, ombra sfinita fra le pareti della memoria, fra i meandri del mito, eternata e dannata, infinitamente.  Alessandro Molinari ha composto per lo spettacolo musiche originali, che esegue al pianoforte dal vivo, come se fosse il pianista del caffè, che cerca sulla tastiera i suoi refrains, oppure il pianista da cinema muto che accompagna una vicenda “fantasmica come un film”…  D’altronde quale migliore evocazione dei fantasmi del mito, negli anni ’20, che le facce in bianco e nero che appaiono mute sullo schermo?  E dopotutto questa Clitennestra è anche una donna che non s’è resa conto del passare degli anni. E non lo accetta. Come certe Dive del Cinema e come molte donne assai meno famose.  E si condanna a una eterna sospensione, a un’eterna attesa. Come è l’attesa in camerino, la pausa fra un numero e l’altro, la pausa in attesa di un appuntamento d’amore che si continua a sperare che arrivi, o ritorni.  Vi sono quindi interventi video che danno corpo nello spettacolo a fantasmi e memorie che riappaiono e che permangono nel tempo e nell’attesa.  Vi sono echi registrati della voce di Clitennestra, come il risuonare della memoria quando si dipana, come la ripetizione a sbloccare un meccanismo che si inceppa, o l’ingigantirsi di un pensiero, come il permanere delle voci nelle stanze del tempo.

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