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07/02/2016
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DALLA PARTE DI ZENO

di Valeria Parrella
regia Andrea Renzi
con Alessandra Borgia, Carmine Borrino, Giorgia Coco, Antonello Cossia, Valentina Curatoli, Cristina Donadio, Giovanni Ludeno, Mascia Musy, Antonella Stefanucci, Tonino Taiuti
scene Luigi Ferrigno
costumi Ortensia De Francesco
luci Cesare Accetta
musiche Federico Odling
aiuto regia Ugo Capolupo
assistente alla regia stagista Alessandro Gioia
assistente ai costumi Anna Verde
assistenti alle scene stagiste Federica Carano, Anna Sorbello
assistente alle luci Laura Micciarelli
direttore di scena Silvio Ruocco
elettricista Fulvio Mascolo
macchinisti Gigi Sabatino, Giuliano Barra
attrezzista Mauro Rea
fonico Vincenzo Rizzo
sarta Francesca Colica
foto di scena Marco Ghidelli
produzione Teatro Stabile di Napoli

le canzoni dello spettacolo sono composizioni originali di Federico Odling e Valeria Parrella

Andrea Renzi firma la regia di Dalla parte di Zeno, il testo che lo Stabile di Napoli / Teatro Nazionale ha commissionato a Valeria Parrella già autrice della riscrittura di Antigone, andata in scena con successo nella stagione 2012/2013. Un lavoro, spiega la scrittrice, che “occhieggia al più famoso romanzo di Italo Svevo, precursore della narrativa italiana sulla psicoanalisi, e a quei ‘profondi giacimenti mentali’ da cui il giovane Swann attinge, nell’assaggiare le celeberrime madeleine del capolavoro di Marcel Proust. È la storia di un uomo giovane e molto introverso, chiuso, solitario: Zeno, la cui coscienza è composta da molteplici vite, ciascuna impersonata da un attore, e ciascuna che possiede sia un legame biologico diretto con lo stesso Zeno, come fosse una sua sinapsi, sia una sua propria vita interna, ricca, composita, fatta di rapporti con gli altri: stereotipati o sorprendenti. È come se la testa tutta di Zeno fosse un condominio. Un evento, raro ma non impossibile, diviene il detonatore della sua vita, diretta e interpretata di concerto dai condòmini. Il risultato non ha motto o invio, non vi è da cercare, in questa piéce, metafore o messaggi esistenziali: è invece un non-sense o, se un senso ce lo ha, è esso stesso vagolante, come la nostra città, il nostro rapporto con il reale”.

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