DON GIOVANNI
da Molière, Da Ponte, Mozart
adattamento e regia Arturo Cirillo
con Arturo Cirillo Don Giovanni
e con (in o.a.) Irene Ciani (Donna Anna / Zerlina), Rosario Giglio (Don Luigi / Commendatore / Signor Quaresima), Francesco Petruzzelli (Don Ottavio / Masetto / Un povero / Ragotino, lacchè di Don Giovanni), Giulia Trippetta (Donna Elvira), Giacomo Vigentini (Sganarello)
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi
luci Paolo Manti
musiche Mario Autore
musiche eseguite da Orchestra Topica registrate presso SNAP STUDIO: Davide d’Aló (clarinetto), Roberto Dogustan (chitarra sette corde), Gibbone (pandeiro), Francesca Diletta Iavarone (flauto traverso), Davide Maria Viola (violoncello), Joe Zerbib (trombone)
assistente alla regia Mario Scandale
regista assistente Roberto Capasso
assistente scenografo Stefano Pes
costumista collaboratrice Anna Missaglia
direttore di scena Paolo Manti
capo macchinista Andrea Zenoni
capo elettricista Giammatteo Di Carlo
fonico Giovanni Grasso
sarta Michela Ruggieri
amministratrice di compagnia Serena Martarelli
un ringraziamento a Eleonora Ticca assistente alle scene, Ivan Nocera per le foto delle prove
assistenza alla messinscena Isabella Rizzitiello e Niccolò Di Molfetta, allievi registi della Scuola del Teatro Nazionale di Napoli
produzione Marche Teatro, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova, Emilia Romagna Teatro / ERT Teatro Nazionale
La stagione del Teatro Mercadante si apre con un debutto assoluto italiano di una delle opere più alte dal punto di vista linguistico della letteratura italiana, il Don Giovanni, ispirata al libretto di Lorenzo Da Ponte per Mozart e al Don Giovanni di Molière, adattamento e regia di Arturo Cirillo che nelle sue note parla del suo incontro con il leggendario seduttore.
La mia passione per il personaggio di Don Giovanni, e per il suo inseparabile alter ego Sganarello (come Hamm e Clov di “Finale di Partita”, o come Don Chisciotte e Sancho Panza) nasce all’inizio soprattutto dalla frequentazione dell’opera di Mozart/Da Ponte. Sicuramente i miei genitori mi portarono a vederla al San Carlo di Napoli, come sicurante vidi il film che ne trasse Joseph Losey nel 1979. Ma l’incontro veramente decisivo con questo personaggio, e con l’opera mozartiana, avvenne intorno ai miei vent’anni, epoca in cui frequentavo l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma. Uno storico insegnante di Storia della Musica, Paolo Terni, ci fece lavorare proprio sul “Don Giovanni” e in una forma che potrei definire di “recitar-cantando”, in cui ci chiese di interpretare il bellissimo libretto di Lorenzo Da Ponte (bellissimo per poesia, musicalità e vivacità, ma anche perché – e non lo dico solo io – è una delle opere più alte, dal punto di vista linguistico, della letteratura italiana). Oltre al libretto dapontiano recitavamo rapportandoci con la musica di Mozart, con i suoi ritmi e le sue melodie. E in quella occasione questa irrefrenabile corsa verso la morte (l’opera si apre con l’assassinio del Commendatore e si conclude con lo sprofondare di Don Giovanni nei fuochi infernali), questa danza disperata, ma vitalissima, sempre sull’orlo del precipizio, questa sfida al destino (o come direbbe Amleto: “al presentimento”) mi è apparsa in tutta la sua bellezza e forza. Negli anni successivi (come chi conosce un po’ il mio teatro sa) tra i miei autori prediletti si è imposto decisamente Molière, quindi mi è parso naturale lavorare su una drammaturgia che riguardasse sia il testo di Molière, appunto, che il libretto di Da Ponte. Anche il discorso musicale da tempo, o forse da sempre, mi coinvolge, e quindi ho deciso di raccontare questo mito, che è Don Giovanni, usando forme e codici diversi, conservando di Molière la sua capacità di lavorare su un comico paradossale e ossessivo, che a volte sfiora il teatro dell’assurdo, e di Da Ponte la poesia e la leggerezza, a volte anche una “drammatica leggerezza”. Poi c’è la musica di Mozart che di questa vicenda riesce a raccontare sia la grazia che la tragedia ineluttabile.
Perché in fondo questa è anche la storia di chi non vuole, o non può, fare a meno di giocare, recitare, sedurre; senza fine, ogni volta da capo, fino a morirne.
Arturo Cirillo
Don Giovanni, un personaggio diventato mito
Il personaggio del celebre seduttore compare per la prima volta nel 1632 nella commedia El Burlador de Sevilla y convidado de piedra, attribuita tradizionalmente a Tirso De Molina, dove è noto appunto come “ingannatore”. Don Giovanni è infatti un audace donnaiolo, incosciente, alla fine punito per le sue azioni. Questo personaggio ispira poi Molière, che compone la tragicommedia Don Giovanni o il convitato di pietra, testo in prosa, a differenza della controparte spagnola in versi, che va in scena nel 1665. Ambientata in Sicilia, in questa versione è introdotto il personaggio Sgranarello, servo di Don Giovanni, da molti considerato un alter-ego del protagonista, interpretato dallo stesso Molière. Si tratta di un personaggio comico, caratterizzato da barba e baffi spioventi e inserito dall’autore francese in diverse opere, che appare il più delle volte in balia degli eventi, gonfio di un vano orgoglio, che lo poterebbe ad “ingannarsi” (verbo da cui potrebbe derivare una possibile etimologia del nome stesso). Uno dei temi dell’opera è il concetto del Cielo come una forza che va temuta, un sommo giudice che, dopo aver dato l’occasione di redimersi, punisce chi si sarà preso gioco di lui. È insomma un’idea di Dio più assimilabile al concetto divinità tipica del teatro greco che non a quella del Cattolicesimo, pur essendo il testo ispirato, come abbiamo detto, ad un’opera della letteratura spagnola nata come monito per i trasgressori della legge umana e divina. Successivamente la figura di Don Giovanni viene ripresa nella drammaturgia e nell’operistica europea, per esempio, da Gazzaniga e poi da Mozart. Composta nel 1787, su commissione dell’imperatore Giuseppe II e sul libretto di Da Ponte, Il dissoluto punito ossia Il Don Giovanni di Mozart è considerata un caposaldo della musica occidentale.
Seconda di una trilogia di drammi giocosi, ossia di farse del tutto assurde, preceduta da Le nozze di Figaro e seguita da Così fan tutte, quest’opera buffa è intrisa di riferimenti a fonti letterarie antecedenti, tra cui Don Giovanni di Molière. Ciò che davvero colpisce del lavoro di Mozart e Da Ponte è la caratterizzazione psicologica dei personaggi: Don Giovanni, vocalmente un tenore, anche se nobile, veste quasi il ruolo del basso buffo settecentesco (vocalmente, un baritono o un basso-baritono), proprio a causa dell’immoralità del suo comportamento che lo “abbassa” di livello. Leporello (anche lui un basso ai limiti del buffo) invece si barcamena costantemente tra l’insolenza e la sottomissione nei confronti del padrone Don Giovanni, con pungente ironia. Non mancano tuttavia riferimenti all’opera e a personaggi seri, rintracciabili in Donna Anna e Donna Elvira, figure femminili che, se nella storia il comportamento di Don Giovanni tende a svilire, l’autore innalza a eroine tramite la musica, complice la coloritura utilizzata in modo drammatico.
Quello di Don Giovanni, insomma, può essere considerato un vero e proprio mito, che ha conquistato i più svariati geni i quali, ognuno secondo la propria arte, hanno declinato il racconto dell’uomo che ancora oggi riesce pericolosamente a sedurre generazioni e generazioni.
"ho deciso di raccontare questo mito, che è Don Giovanni, usando forme e codici diversi, conservando di Molière la sua capacità di lavorare su un comico paradossale e ossessivo"
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Questo spettacolo fa parte delle produzioni del Teatro di Napoli - Teatro Nazionale e farà tappa in queste città: