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I MINIMI DI ELMINA

drammaturgia, regia, interpretazione Giovanna Giuliani

RIDOTTO DEL MERCADANTE 22 Gennaio 2009   1 Febbraio 2009
date da definire

I MINIMI DI ELMINA

Ipotesi e pettegolezzi su iguane cardilli pumi e monacielli di A. M. Ortese
drammaturgia, regia, interpretazione Giovanna Giuliani
con il consiglio di David Romano
luci Mario Amura
musiche Daniele Sepe
scene realizzate con Valeria Foti, Mariagrazia Masini, Cyopand Kaf, Riccardo Gargiulo
interventi sonori Daniela Bassani, Mario Sollazzo
cucito e costume Sartoria “Lida e Ines” di Buti
tecnica Valeria Foti
foto di scena Marco Ghidelli
relazioni esterne Rosalba Ruggeri si ringrazia Armando Pirozzi, Lalla Lieto, Massimo Sacchi
una produzione Teatro Francesco di Bartolo di Buti in collaborazione con Mercadante Teatro Stabile di Napoli

Dopo aver sostenuto il ruolo di Anna Maria Ortese ne L’opera segreta di Mario Martone, spettacolo prodotto dal Mercadante nel 2004, Giovanna Giuliani – stavolta da autrice e regista, oltre che da interprete – torna ad affondare le mani nella produzione della scrittrice de Il mare non bagna Napoli.
Partendo dalla favola “Il monaciello di Napoli” di Anna Maria Ortese, la Giuliani si immerge nelle suggestioni della trilogia fantastica della Ortese (L’iguana, Alonso e i visionari, Il cardillo addolorato). Protagonista della vicenda è “Elma, che già nel nome ricorda la donna Elmina de Il Cardillo addolorato. Il suo sdoppiamento, in età ormai matura, è evocazione, nostalgia, devozione allo spirito libertario e anarchico, che fantasticava verso il mondo già fatto degli adulti, e che credette di riscontrare in un genietto di famiglia, l’ultimo scampolo di naturalità, dimenticato, o addirittura non “veduto”. È l’invisibile, appunto, perché più che piccolo: un minimo, che parla un linguaggio e una melodia “tutta confusa” perchè ha attraversato molti anni di storia; è nato infatti con la rivoluzione francese, e ha attraversato il ‘700, l’800 e il ‘900, da cui raccatta il suo spirito sovversivo, assai caotico per la verità, un’amalgama di motti dall’accento antico, via via più moderno e vicino, fino ad una sublimazione a-politica e quasi new-age. Come si sente nelle marcette con cui bestemmia e provoca Elma, reclamandola col solo nome con cui sa chiamarla: “Elmina! Elmina!”. Ma Elmina è diventata Elma, e senza accorgersene, lo ha dimenticato, così uccidendolo di Indifferenza, Grandezza, Cecità.  …Mio minimo rivoluzionario, volevi rovesciare l’ordine di natura, che così vuole, così vuole, così vuole…”