Ospitalità
27 febbraio – 9 marzo 2008 | Sala Mercadante
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
Inventato di sana pianta ovvero gli affari del barone Laborde
di Hermann Broch
traduzione Roberto Rizzo
regia Luca Ronconi
con Massimo De Francovich, Pia Lanciotti, Massimo Popolizio, Anna Bonaiuto, Giovanni Crippa, Giacinto Palmarini, Luca Criscuoli, Davide Zaccaro, Gabriele Ciavarra, Marco Brinzi, Riccardo Leonelli
scene Marco Rossi
costumi Jacques Reynaud
luci Gerardo Modica
musiche a cura di Paolo Terni
Con alle spalle i grandi consensi registrati nella passata stagione, Inventato di sana pianta approda anche a Napoli.
Dopo Professor Bernhardi di Arthur Schnitzler, Luca Ronconi prosegue la propria indagine del mondo letterario mitteleuropeo (in cui ancora si percepisce, palpitante, lo sdegno dell’uomo giusto in rivolta contro un mondo allo sbando) proponendo una spassosa commedia di Hermann Broch scritta nel 1934, ma rappresentata per la prima volta soltanto negli anni Ottanta in Germania.
La lettura di Luca Ronconi mette in luce la “globalità” di una società fortemente in crisi, sull’orlo dell’abisso, nella quale non esistono più valori. L’imbroglio e la truffa sembrano essere l’unico legame possibile fra i personaggi, sia dal punto di vista economico che sentimentale.
Commedia divertente, con tratti da vaudeville, la spregiudicata storia del barone Laborde si adatta perfettamente alla nostra quotidianità. Una vicenda di viva attualità tra spregiudicati intrighi finanziari, truffe internazionali, intrecci erotici e (tentati) suicidi
Vi si racconta la carriera di un affascinante imbroglione, millantatore e mitomane, che facendo leva sul proprio fascino personale e sull’abilità nel raccontare bugie, riesce a muoversi abilmente tra i membri del jet-set industriale.
Contemporaneo di Arthur Schnitzler, come lui viennese e come lui di origine ebraica, Broch fuggì negli Stati Uniti per sottrarsi alle persecuzioni antisemite.
Per Ronconi, il suo testo rappresenta “lo specchio rovesciato di Professor Bernhardi. Broch scatta la fotografia di un secolo in crisi, in cui la morale si è definitivamente sfaldata”. Il tema della “bolla” speculativa, di un’economia intesa come esclusiva ricerca dell’utile personale, spesso a discapito del benessere sociale, rimanda alla riflessione che Giorgio Ruffolo proponeva con Lo specchio del diavolo.
Il tratto saliente del testo di Broch è, spiega ancora Ronconi, “la leggerezza, che fa pensare al cinema di Ernst Lubitsch e delle sue commedie brillanti e intelligentemente divertenti”.