L’INCARICO
basato sul racconto di Raymond Carver
traduzione Riccardo Duranti
adattamento e regia Luca Bargagna
con Silvia Ajelli, Claudio Di Palma, Arturo Muselli, Antonio Elia
scene e luci Angelo Linzalata
costumi Giada Masi
direttrice di scena Teresa Cibelli
datore luci Carmine Pierri
macchinisti Marco Di Napoli, Nunzio Romano
fonico Guido Marziale
sarta Daniela Guida
assistente alle scene tirocinante Accademia Linguistica di Belle Arti di Genova Matteo Budassi
foto di scena Ivan Nocera
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Raymond Carver è stato uno dei più amati scrittori di racconti della seconda metà del Novecento; dopo la sua morte venne definito dal Times “il Čechov del ceto medio americano”. Ed è proprio a Čechov, che il grande scrittore americano dedica uno dei suoi ultimi racconti, L’incarico.
Vita e arte sembrano intrecciarsi nel destino di questi due grandi autori, entrambi scrittori di racconti, entrambi scomparsi prematuramente per malattie legate ai polmoni.
I due autori nel tempo sono diventai punto di riferimento per generazioni di scrittori, ma hanno anche avuto la forza di imporsi nell’immaginario teatrale e cinematografico. Čechov ancora oggi è uno degli autori teatrali più rappresentati nei teatri di tutto il mondo, e numerose sono le sue incursioni nel cinema; Carver, con alcuni suoi racconti, ha ispirato il film America oggi con cui Robert Altaman vinse il Leone d’Oro al festival di Venezia nel 1993.
Carver non è un autore teatrale e raramente viene fatto in teatro; ma ne L’incarico la sua scrittura, rigorosa e illuminata, vista la materia trattata, si riempie di una teatralità, verrebbe da dire, quasi naturale. Emerge quindi una prospettiva nuova nel mettere in scena questo racconto, che ti costringe a filtrare l’eco del teatro di Čechov, attraverso lo sguardo inconsapevole e incosciente del quotidiano.
Luca Bargagna

PROMO TEATRO MON AMOUR
Approfitta subito della promo che ti porta a teatro con
2 biglietti al costo di 1
La morte di Čechov raccontata da Carver: un viaggio teatrale fra malinconia e ironia – Luca Bargagna
All’inizio del 1987, Carver si trova tra le mani una copia della biografia di Čechov, appena pubblicata. La lettura della biografia lo distoglie completamente da tutto il resto: “nel momento stesso in cui il libro è arrivato, ho messo da parte quel che stavo facendo e ho incominciato a leggerlo. Mi pare di ricordare di averlo letto quasi tutto d’un fiato”.
Dopo aver letto il libro, Carver intuisce di poter di rendere omaggio a Čechov – “uno scrittore che per lungo tempo ha avuto un’enorme importanza per me”- attraverso la scrittura di un racconto.
Nasce così, L’incarico, racconto sugli ultimi giorni di vita di Anton Čechov, nel quale Carver compie un’operazione particolare, mescolando elementi biografici e invenzione letteraria:“mentre scrivevo, mi sono reso conto che stavo lavorando a un racconto molto diverso da qualsiasi cosa avessi mai fatto”.
Il fascino del racconto, infatti, non risiede, esclusivamente, nell’omaggio al grande scrittore, ma anche nella capacità di lasciare alla sua immaginazione la libertà di creare una vita a personaggi che nella biografia sono appena accennati: “dovevo dar libero corso alla mia immaginazione inventare tutto quello che potevo pur restando nei confini della storia”.
È come se Carver volesse usare l’invenzione letteraria per espandere il reale.
La morte di Čechov è una morte poetica e fuori dall’ordinario, come quella che potremmo immaginare per alcuni dei suoi personaggi; e forse proprio per quello Carver ne è così attratto.
Gli ultimi momenti di vita dello scrittore sono descritti in alcune pagine del diario di Olga Knipper. Sono pagine intime, intense e delicate, sembra il finale di un grande dramma, l’ultima messa in scena del loro amore e del loro destino, capace di fare incontrare il grande scrittore con la grande attrice del Teatro d’Arte di Mosca.
Ma a Carver tutto questo non basta, ha bisogno ancora di qualcos’altro per poter portare a termine il suo racconto. Nelle prime ore del mattino del 2 luglio 1904, il medico di Badenweiler, il Dott. Schwohrer, che assiste Čechov negli ultimi giorni della sua vita, si accorge che ormai non c’è più niente da fare; chiama la reception dell’albergo dove tutto questo si sta consumando, e ordina una bottiglia del migliore champagne. Fu proprio quel gesto istintivo del medico a colpire la fantasia dello scrittore, come fosse un’azione straordinaria e appropriata da apparire inevitabile.
Ed è qui che affiora l’immagine del giovane cameriere stropicciato che, ignaro di tutto, della vita e della morte, porta in camera lo champagne. E poi tutto svanisce: le parole e le emozioni, placidamente si nascondono nel silenzio della notte.
Prima di morire Čechov aveva avuto il tempo per l’ultimo brindisi: “È un sacco di tempo che non bevo più champagne”.
Sembrerebbe un finale perfetto, intenso e commovente, ma manca ancora qualcosa.
Ancora commossi per la morte dello scrittore russo, la vita ricomincia quando il cameriere fa la sua seconda apparizione nella stanza in cui giace ancora il cadavere di Čechov. Il ragazzo porta un piccolo vaso con tre rose che offre a Olga, la quale pensa di affidare al ragazzo un compito importantissimo. L’incarico appunto, e proprio questo sarà il cuore del racconto, che ci trascinerà nel vortice dei pensieri del cameriere.
Lo scarto fra biografia e invenzione scatena un movimento del tutto inaspettato, un’epifania, che modifica il percorso del racconto e fa sorridere portandoci nel mondo strampalato e vitale del ragazzo.
Olga Knipper
“Ci sono momenti in cui odio del tutto il teatro, e altri in cui lo amo pazzamente. Dopo tutto mi ha dato la vita, mi ha dato molta gioia e molto dolore, mi ha dato te, mi ha fatto diventare un essere umano. Prima del teatro ero mezza morta, non avevo una vita mia. E ho ottenuto tutto da sola, da me, grazie ai miei sforzi”. Così scriveva Olga Knipper al marito Anton Čechov pochi mesi dopo il loro matrimonio, divisa tra l’amore per il teatro e l’amore per il marito, sentimenti che negli anni successivi, dopo la morte di Čechov, si trasformeranno nella sua dedizione assoluta al Teatro d’Arte di Mosca.
Olga Knipper è stata una delle attrici simbolo il Teatro d’Arte di Mosca: allieva di Nemirovic-Danchenko, il fondatore del Teatro insieme a Stanislavskij, entrò a far parte della compagnia da quella fatidica estate del 1998 quando la grande avventura del Teatro d’Arte di Mosca ebbe inizio e fu l’ultima testimone di quella grande stagione teatrale, morendo a 91 anni nel 1959. Fu Arkadina (Il gabbiano), Elena (Zio Vanja), Masha (Tre sorelle), Ranevskaja per tutta la vita e fu compagna e poi moglie di Čechov per soli quattro anni. Il suo nome è indissolubilmente legato a quello di lui. Si sa molto di lei negli anni del suo legame con Čechov, grazie al carteggio da lei stessa pubblicato in vita e poi arricchitosi di altro materiale dopo la sua morte: un carteggio che racconta di una grande storia d’amore, quasi un diario in cui si può vivere giorno dopo giorno il nascere e il maturare di quell’amore. Peter Brook ne fece un memorabile spettacolo: La tua mano nella mia, interpretato da Natasha Parry e Michel Piccoli. Peter Brook conobbe Olga a Mosca, lui era un giovane regista al suo debutto in Russia con l’Amleto, lei un’anziana attrice curiosa. Perché la vita di Olga fu molto lunga e molto avventurosa e attraversò la storia della Russia, dall’epoca zarista attraverso la rivoluzione fino all’epoca sovietica. Per tutta la vita ha avuto a cuore la memoria di Čechov, di cui si è presa cura insieme con la sorella di lui. E sul suo resoconto degli ultimi giorni di vita di Čechov, scritto in forma di diario, si basano le biografie dello scrittore, da cui anche Carver è partito per il suo racconto L’incarico.
Raymond Carver
Raymond Carver, la cui narrativa ha rivitalizzato il racconto breve, è diventato di grande influenza per scrittori di tutto il mondo. Nato a Clatskanie, Oregon, il 25 maggio 1938, il «London Times» lo definì “Il Čechov americano” per la sua attenzione ai dettagli e i ritratti intimi di persone della classe operaia che lottano per raggiungere il cosiddetto Sogno Americano. Fu anche un poeta prolifico e di grande successo. Cominciò a scrivere racconti e poesie al liceo e studiò narrativa sotto la guida dello scrittore John Gardner alla California State University di Chico. Frequentò il prestigioso Iowa Writers’ Workshop dal 1963 al 1964. La sua narrativa gli valse numerosi premi, tra cui una Guggenheim Fellowship e il Mildred and Harold Strauss Living Award nel 1983, che gli permise di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno per i successivi cinque anni. La sua raccolta Will You Please Be Quiet, Please fu nominata per il National Book Award, mentre Cathedral fu nominata per il Premio Pulitzer per la narrativa nel 1984. La sua ultima raccolta di racconti è Where I’m Calling From. Nel 1977 incontrò la scrittrice del Nord-Ovest Tess Gallagher, che sarebbe diventata la sua compagna e la sua più stretta collaboratrice per un decennio. I due si sposarono a Reno nel 1988. La sua opera continua ad essere adattata per il palcoscenico e il cinema in tutto il mondo. Short Cuts di Robert Altman (1993) include nove racconti di Carver ed ha debuttato con successo di critica al Lincoln Center. Il racconto di Carver What We Talk About When We Talk About Love divenne la base per la pièce all’interno del film vincitore dell’Oscar di Alejandro González Iñárritu Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) (2015). Carver morì nella sua casa a Port Angeles, Washington, il 2 agosto 1988, all’età di 50 anni, dopo aver appena completato A New Path to the Waterfall, una raccolta di poesie ora inclusa nella sua opera postuma All of Us: The Collected Poems. È stato tradotto in oltre 30 lingue.
Promozioni attive su questo spettacolo
Produzione in Tournée
"L’INCARICO" fa parte delle produzioni del Teatro di Napoli - Teatro Nazionale e farà tappa in queste città: