La scatola di biscotti è la storia di un progressivo ritrovamento.
Di una donna che crede di essere arrivata a un punto fermo, di aver costruito un’identità soddisfacente ed equilibrata, e che invece si ritrova, in occasione della morte di sua madre e del ritorno al paese dal quale era scappata trent’anni prima, a fare i conti con un passato che, come tutti i passati, non è mai passato.
Che viene subdolamente fuori da una vecchia scatola, una di quelle di metallo che aveva contenuto biscotti e che adesso conserva frammenti di esistenza confusi e disordinati in forma di vecchie fotografie, che si animano e che chiedono conto di chi si era.
E di chi si è diventati.
Maurizio de Giovanni
In una notte tempestosa una donna, un’affermata e potente agente di spettacolo, fa i conti con se stessa e con le sue origini. È tornata nel suo paese, da cui manca da trent’anni, per il funerale della madre. Da questa situazione realistica si sviluppa un dialogo interiore che ha come inaspettate controparti un pesce rosso e le vecchie fotografie contenute in una scatola di biscotti. I ritratti bidimensionali delle foto si incarnano in presenze reali. Le memorie e i ricordi si fanno vibranti dialoghi innervati sull’asse delle differenze di concezione tra una vita di città e una di paese. Tutte “le cose della vita” vengono messe in discussione: il rapporto con il lavoro, il senso di “casa”, la famiglia e gli amori. Il piano reale e quello fantastico si intrecciano senza soluzioni di continuità. Le aspirazioni e i sogni della giovinezza chiedono conto del prezzo pagato al successo dell’età adulta. E la solitudine della protagonista si popola di paradossali dissidi che la spingeranno ad una nuova consapevolezza di sé.
Ma tutto è allo stesso tempo reale e irreale. Come il teatro.
Andrea Renzi