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Le Baccanti

di Euripide

TEATRO GRANDE 14 Luglio 2017   16 Luglio 2017
Teatro Grande, 1 Gennaio ore 20.30 e
Teatro Grande, 1 Gennaio ore 20.30 e
Teatro Grande, 1 Gennaio ore 20.30 e
14/07/2017 ore 20.30
15/07/2017 ore 20.30
16/07/2017 ore 20.30

LE BACCANTI

di Euripide
adattamento e regia Andrea De Rosa
con Marco Cavicchioli, Cristina Donadio, Ruggero Dondi, Lino Musella, Matthieu Pastore, Irene Petris, Federica Rosellini,
Emilio Vacca, Carlotta Viscovo
e con le allieve della Scuola del Teatro Stabile di Napoli Marialuisa Bosso, Francesca Fedeli, Serena Mazzei
scene Simone Mannino
costumi Fabio Sonnino
luci Pasquale Mari
sound designer G.U.P. Alcaro
musiche originali G.U.P. Alcaro e Davide Tomat
cura del movimento Alessio Maria Romano
aiuto regia Thea Dellavalle
assistente scenografo Giuliana Di Gregorio
direttore di scena Antonio Gatto
capo macchinista Enzo Palmieri
capo elettricista Angelo Grieco
fonici Claudio Tortorici, Diego Iacuz
sarta Francesca Colica
realizzazione scenografia Retroscena
realizzazione costumi Cinzia Virguti
si ringraziano Massimo Fusillo, Davide Susanetti
l’adattamento del testo si basa sulla traduzione di Davide Susanetti pubblicata da Carocci Editore
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

“Le baccanti di Euripide è un testo che pone sempre numerose sfide a chi lo voglia mettere in scena”, spiega il regista Andrea De Rosa, “la prima e la più importante delle quali consiste nell’essere l’unica tragedia il cui protagonista è un dio (Dioniso). Come rappresentarlo? Come mettere in scena un dio? “Dio è morto”, scrisse Nietzsche più di un secolo fa e, a dispetto delle assurde guerre di religione che ancora si affacciano all’orizzonte della nostra storia recente, quella sentenza di morte sembra irreparabile e definitiva. Ma il sacro? Il misterioso? Sono anch’essi spariti per sempre dalle nostre vite? Che senso dare oggi alla presenza di un dio sulla scena, in un mondo in cui l’orizzonte del sacro sembra perduto per sempre? Il teatro è ancora il luogo dove un dio può prendere vita? dove possiamo ancora ascoltare la sua voce e, soprattutto, ancora interrogarlo? Mosso da tutte queste domande, ho deciso di mettermi sulle tracce di Dioniso, il dio che da sempre ci affascina per il suo stretto legame con il senso di perdita di sé stessi e con la vertigine che ad esso si accompagna. È un dio difficile da afferrare, fragile e contraddittorio, insieme uomo e donna, debole e potente, creativo e distruttivo ma la posta in gioco è altissima perché egli promette agli uomini – attraverso il vino, la droga, la danza, la musica, il sesso e la morte – la liberazione dal dolore”.