Ospitalità
5 – 11 maggio 2008 | Sala Ridotto
Teatro Stabile di Calabria
in collaborazione con Mercadante Teatro Stabile di Napoli
L’esausto
o il profondo azzurro
uno spettacolo di Lorenzo Gleijeses
con la regia di Julia Varley (Odin Teatret)
con Lorenzo Gleijeses e Manolo Muoio
drammaturgia Lorenzo Gleijeses, Manolo Muoio, Julia Varley
coreografie Lorenzo Gleijeses, Manolo Muoio, Julia Varley
in collaborazione con Augusto Omolù, Giorgio Rossi, Tommaso Starace
musiche a cura di Lorenzo Gleijeses, Francesco Eco
scene e videoambiente Paolo Calafiore
light designer Gigi Ascione
video Paco Capaldi
realizzazione video Attilio Ruggero
area tecnica Rosario D’Alise
scenografo assistente Ji Hye Choi
foto di scena Marco Ghidelli
realizzazione scene Rosario Imparato
Un nuovo studio, tra Beckett e Deleuze, per Lorenzo Gleijeses, vincitore del Premio Ubu 2006 come migliore attore under 30 per l’interpretazione de Il Figlio di Gertrude, realizzato a quattro mani con Julia Varley, storica attrice dell’OdinTeatret.
Un sodalizio, quello con la Varley che continua anche in questa occasione, per la quale, spiega il giovane attore, “il punto di partenza è stato Cerimonia funebre per un negro assassinato di Fernando Arrabal. In quest’opera i due protagonisti, Jeronimo e Vicente, una sorta di Vladimiro ed Estragone spagnoli, si rinchiudono (o sono rinchiusi?) in una stanza. Decidono di diventare attori, fanno il possibile per diventarlo per astrarsi allontanarsi, straniarsi, chiudere i contatti con un mondo esterno che fa paura. Attori in ricerca, nel pantano della ricerca, una ricerca d’identità che diviene perdita d’identità. Pensavo al testo di Arrabal, lo leggevo, lo immaginavo e parallelamente ho incontrato L’esausto, una prefazione di Gilles Deleuze a 4 pìece di Samuel Beckett: “La combinatoria è l’arte o la scienza di esaurire il possibile. Solo l’esausto può esaurire il possibile perché ha rinunciato a qualsiasi bisogno, preferenza, scopo o significato. Solo l’esausto è abbastanza disinteressato, abbastanza scrupoloso, non può fare a meno di sostituire i progetti con tabelle e programmi privi di senso. Quel che conta per lui è in che ordine fare quel che deve e secondo quali combinazioni fare…per nulla.[…] Non cadiamo nell’indifferenziato o nella famosa unità dei contrari e non siamo nemmeno passivi, ci diamo da fare, ma per nulla. […] La massima esattezza e l’estrema dissoluzione: sono questi i due sensi dell’esaurimento, ci vogliono tutti e due per abolire il reale.”