Riccardo Dalisi
MASCHERE
Una mostra realizzata nell’ambito del progetto Pulcinella al Mercadante
dal Teatro Stabile di Napoli in collaborazione con Semi di Laboratorio
ideazione e coordinamento Renato Carpentieri, Anna Maria Laville
video CONTAINER
Ridotto del Teatro Mercadante 8 novembre 2004 – 23 gennaio 2005
Lo spettacolo impossibile
(Scena in 1/5 di atto di Riccardo Dalisi)
Un giorno tre maschere si stancarono di essere appese a un chiodo, di essere considerate un utensile dell’attore: si sentivano indegnamente utilizzate, sfruttate. Tutto il successo, gli applausi, sono per l’attore, e loro, poverine, al momento culminante… vengono sollevate, ridotte a cappellini… Fare sciopero? creare un sindacato? No, val meglio scendere o meglio salire sul palco. Subito fatto: una di loro, un vecchio volgare omaccione un po’ effeminato, con un naso spropositato, si provò a farlo crescere e crescere e crescere, fino a fargli toccare terra. Così, finiva la vecchia maledizione delle maschere, quella di non avere autonomia, di mancare della parte di sotto (qualche volta anche la stessa faccia è priva di bocca e di mento). Il naso no, mai, quello c’è sempre: e allora, facciamolo diventare l’essenza di quello che manca, il sostegno dell’attore… che ora non è più necessario, può restare invisibile, avere una particina, magari, in voce.
Le altre due maschere, di fronte a tanta prodezza, si sforzarono anche loro: ad una crebbero a dismisura le orecchie, all’altra le ciglia di cui era tanto orgogliosa.
Sebbene la deambulazione fosse ancora da precisare, sganciate dall’attore le maschere cominciarono a dialogare, a raccontarsi le loro storie segrete. Il copione del loro dramma aspetta le voci e gli sguardi… forse di uno spettatore incantato, o di un bambino, di un poeta del nulla.
“Ahimè, una ciglia mi si piega, zoppico un poco”, fece quella “cigliosa” appunto, “devo farmela rinforzare”.
Improvvisamente dal fondo ne emersero altre tre con guance allungate, pezzi di barba e baffi e si dissero solidali: “La nostra idea è che la maschera sia di tutto il corpo, emanarlo dalle sembianze facciali”. E così, poiché i desideri intensi si esaudiscono, eccoti le maschere del corpo senza corpo, mezze piene e mezze vuote, fin verso terra con piedi e scarpe. Non si mossero dalla parete, non avevano forza d’autonomia ma, nel semibuio, apparivano strane manifestazioni figurali, allucinanti presenze. Doveva succedere qualcosa, nell’aria c’era come una sospensione, una vuota minaccia, una attesa leggera, un non so che di incertezza tra desiderio e timore che non riusciva a farsi concretezza, che mai si sarebbe fatta concretezza… Il teatro? È contraffazione sempre, se non è sporco non è teatro, se non è vuoto, se non è in tutto e per tutto maschera non è teatro…
La maschera è anteriore al teatro, è segno- sostanza del mito e del rito. Nelle feste delle culture arcaiche non copre l’identità, ma significa un’essenza, crea comunicazione col mistero delle presenze invisibili, con l’aldilà del sopramondo e dell’inconscio. Nel vuoto sacro della maschera nasce il teatro. Oggi il teatro di ricerca riscopre questo valore e riscopre la maschera.
Riccardo Dalisi compie questo ritorno al mistero in forma e colore e rende alla maschera il suo valore di puro segno: restituendole l’”autonomia del significante”, cioè la poesia, contribuisce col suo linguaggio alla sperimentazione dell’artista teatrante. (Anna Maria Laville)
Semi di laboratorio onlus è impegnata nello studio, promozione e sviluppo di una metodologia partecipativa che pone l’arte come punto di confluenza e di irradiazione di tutti i linguaggi e le tecniche comunicative e punto di incontro fra architettura, artigianato, design. Le maschere di Riccardo Dalisi sono state realizzate nelle botteghe di Rua Catalana.