NON C’È DIFFERENZA TRA ME E IL MONDO
con i bambini e le bambine del corso di teatro nei beni confiscati alla criminalità organizzata restituiti alla collettività e dedicati alla memoria di Lucio D’Errico, Via Montesilvano – Rione Sanità
testo Emanuele D’Errico
regia Putéca Celidònia: Clara Bocchino, Marialuisa Diletta Bosso, Emanuele D’Errico, Raimonda Maraviglia, Teresa Raiano, Dario Rea, Umberto Salvato
scenografia realizzata dai bambini e dalle bambine del Rione Sanità del corso di scenografia tenuto da Jessica Abbate, Elena Busiello, Rosita Vallefuoco
costumi Giuseppe Avallone
luci Dario Rea, Napoleone Zavatto
organizzazione Napoleone Zavatto
in collaborazione con Opportunity Onlus
si ringrazia Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale
Lo spettacolo rientra in Quartieri di vita, il festival di formazione e teatro sociale diretto da Ruggero Cappuccio, realizzato con il sostegno della Regione Campania dalla Fondazione Campania dei Festival.
Non c’è differenza tra me e il mondo è il risultato del corso di teatro gratuito, per bambini e ragazzi del Rione Sanità, che Putéca Celidònia tiene in due beni confiscati alla camorra. Infatti, il testo e i dialoghi contengono spunti e idee frutto della fantasia dei bambini stessi, che durante l’anno sono emersi dal confronto e dagli esercizi.
«L’idea dello spettacolo – si legge nelle note di regia – è una metafora: attraverso la perdita e il disorientamento di un personaggio napoletano che non ricorda le proprie origini, si racconta di come Napoli molto spesso non valorizzi la propria identità e la ricchezza che la sua storia porta con sé. Come chi è costretto a partire, chi invece a restare: entrambi dimenticano la bellezza nascosta dietro le proprie origini, un viaggio all’indietro verso un ignoto conosciuto. Il viaggio, inteso come scoperta dell’io che si riconosce in tutto ciò che lo circonda, accompagna la narrazione: attraversa dubbi, naviga paure e supera gli ostacoli».
La storia racconta di come, una volta, in un tempo indefinito, un bambino non ricordava più nulla. Chi era, come si chiamava e da dove veniva lo aveva dimenticato. Completamente perso, senza sapere cosa fare, incontra un insolito compagno di viaggio con il quale intraprende la ricerca per ritrovare ogni cosa di sé. In frammenti di mondo di cui è spettatore invisibile, viene guidato dal suo compagno che pian piano lo riconduce sulle tracce del suo passato. Gli odori, i suoni, i luoghi e le anime ricomporranno la sua stessa identità.
Putéca Celidònia nasce dall’incontro tra sei ex allievi della scuola del Teatro Stabile di Napoli. Puteca è in dialetto napoletano la bottega. La celidonia è una pianta erbacea strofinata dalle rondini sugli occhi non ancora aperti dei piccoli. Il latice caustico aprirebbe i lembi di pelle consentendo ai rondinini di vedere. Con l’unione di queste due parole nasce il loro modo di vedere il teatro: un luogo/esperienza che custodisce e rielabora tutto ciò che non è tangibile al fine di incontrarsi e riconoscersi in un processo catartico.