OCCIDENTE
di Dario Postiglione
regia Giuseppe Maria Martino
con Giampiero De Concilio, Francesca Fedeli, Darioush Forooghi, Rebecca Furfaro
scene Sara Palmieri
costumi Deborah Linguiti
proiezioni Pietro Di Francesco
sound design Giulio Nocera
light design Sebastiano Cautiero
aiuto regia Dario Postiglione
direttore di scena Mauro Varchetta
assistente alle scene stagista Emmanuele Esposito
fonico Mario Plaitano
organizzazione Chiara Cucca
foto di scena Marco Ghidelli
un progetto Collettivo BEstand
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
in collaborazione con Casa del Contemporaneo
PROGETTO VINCITORE
DELLA PRIMA EDIZIONE DEL PREMIO LEO DE BERARDINIS PER ARTISTI E COMPAGNIE CAMPANE UNDER 35
si ringrazia l’Asilo – ex Asilo Filangieri di Napoli
Futuro prossimo. Il cielo è coperto di cenere, il sole come noi lo conosciamo è solo un ricordo. La vita procede come sempre, si produce e si consuma a ritmi serrati, in un mondo grigio, febbrile, iperconnesso – desideri e bisogni sono gestiti da algoritmi perfettamente integrati nella vita quotidiana.
Vittorio a vent’anni è stato un poeta riconosciuto, a quaranta è uno sceneggiatore di spot e serie tv che s’imbottisce di antidepressivi. Per lui la luce del sole è il segno di una perdita senza rimedio. Simone è un giovane musicista che suona in streaming le frequenze sismiche e compone in freestyle – nato dopo il cataclisma che ha offuscato il cielo, lui la luce del sole non l’ha mai vista. Nel loft in cui vivono, la voce dell’interfaccia Dira alterna notifiche, promozioni, versi di un poeta persiano dell’XI secolo, mentre analizza e monitora i suoi inquilini. Dal mondo di fuori provengono echi di agitazioni sociali e di una crescente tensione geopolitica, mentre dalla Germania una donna invia videomessaggi enigmatici percorsi da visioni apocalittiche, a cui nessuno risponde. Cosa cerca Simone tra le righe di antichi testi del misticismo islamico? Perché Vittorio è irrequieto all’offerta di ripubblicare le sue raccolte? A chi parla Sara, perché non riesce mai ad arrivare al punto? Una verità sta per affiorare o esplodere, sullo sfondo di un’Europa che si fa sempre più nera.
La fine del nostro mondo è un lento dissanguamento, le parole diventano lettera morta e la luce è un ricordo che stinge. Tra speranze terminali e barlumi di violenza, l’umanità del vecchio Occidente abita a suo modo un’ipermodernità snervata, in cui le azioni sono atti mancati e la verità una nota a margine dell’artificio.