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ore 19:00
26/01/2025
ore 18:00

PRIGIONI
testo e regia Vincenzo Pirrotta
con Anna Bocchino, Nicola Conforto, Eleonora Fardella, Filippo Luna, Vincenzo Pirrotta, Antonia Truppo
scene e costumi Vincenzo Pirrotta
musiche originali composte e suonate dal vivo da Serena Ganci
assistente alla regia Nancy Lombardo

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

Dopo il grande successo di pubblico e critica della scorsa stagione con la vicenda vera di Storia di un oblio, Vincenzo Pirrotta torna al Teatro di Napoli, con un debutto assoluto di uno spettacolo che parla dei tormenti di oggi uniti a una reclusione immaginaria. Vincenzo Pirrotta spiega la genesi del progetto: Il senso che voglio dare a Prigioni è tutto nella scenografia che ho in mente di realizzare, dei sostegni in ferro dai quali partono delle corde elastiche che creano un ring, un intrico somigliante a un’immensa ragnatela. Un intrico che, dà, icasticamente, il senso della prigione ma anche di un’incombente ragnatela che avvinghia con le sue spire. Sei storie di segregazione che si intrecciano e si moltiplicano segmento per segmento in un itinerario che si interroga, tratto per tratto, sullo scandalo delle proprie condizioni di sofferenza disagio e dolore tanto chiare e apparentemente invincibili ai protagonisti quanto indecifrabili e oscure a chi gli sta accanto. Una ragazza narcolettica, che racconterà la sua tormentata vita quotidiana e il patimento delle allucinazioni ipnagogiche esperienze intense che si verificano all’inizio di un periodo di sonno. Molte di queste esperienze riguardano ladri, alieni, demoni o mostri vari. Tutto ciò che terrorizza di più la nostra immaginazione. Una hikikomori che si è rinchiusa nella sua stanza per sette anni rifiutando il contatto con il mondo reale ma costruendone giorno per giorno uno tutto suo fantastico e abitato da irreali personaggi che però rappresentano, ognuno, una faccia orribile dei mali del mondo, dei mostri che le danzano nella mente in un girotondo nel cui vortice attrarrà gli spettatori.
Una donna che ci racconta che significa professare una fede fino al martirio.
L’adepto di una setta, che riscattando anche i suoi misfatti, ne riesce ad uscire raccontandone i gangli viscosi e le strategie per attirarne le vittime. Percorsi d’afflizione in cui ci si trova seguendo un apparente angelo nelle cui vesti si cela il male più empio e nero.
Una giovane ragazza che col suo sguardo rivolto verso il cielo stellato di una sera di una calda e afosa estate ci fa precipitare, col suo vortice di parole segnate dal dolore, nel dramma che ha subito svelandoci come in un rosario in cui si declinano i misteri dolorosi che i dolci raggi di quelle stelle sono in realtà graffi violenti sulle sue carni.
Un giovane ragazzo che incarna il dolore, la violenza, l’abominio perpetrato sul corpo di una sua coetanea fino a rivelarci che i graffi sulle carni della giovane ragazza sono i segni dell’animalesco branco di cui è membro disumano. I sei attori intersecheranno le loro vicende componendo man mano che si racconta, un arazzo agghiacciante dentro cui vivono la loro reclusione.