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RITORNANTI, PAROLE DA UN NON LUOGO

di Enzo Moscato

TEATRO SAN FERDINANDO 13 Marzo 2012   18 Marzo 2012
date da definire

di Enzo Moscato
con Cristina Donadio, Carlo Guitto, Giuseppe Affinito, Enzo Moscato
scena  e costumi  Tata Barbalato
musiche  Donamos
regia Enzo Moscato

produzione La Compagnia Teatrale Enzo Moscato

In occasione delle rappresentazioni dello spettacolo venerdì 16 marzo alle 17.30 nel foyer del teatro san ferdinando incontro con Enzo Moscato autore del libro Gli anni piccoli (Guida Editore). Del libro parleranno Antonia Lezza, Pasquale Scialò, Massimiliano Virgilio.Ri-tornare, ri-percorrere, ri-sentire, ri-pronunciare, è, forse, l’atteggiamento che pratico di più, e più spesso, con le mie cose di teatro. Soprattutto all’indomani della prima di un nuovo spettacolo, quando, magari (e miracolosamente) mi sia riuscito di mettere a punto qualche significativa svolta, formale o tematica, lungo il mio, non sempre

In occasione delle rappresentazioni dello spettacolo
venerdì 16 marzo alle 17.30 nel foyer del teatro san ferdinando
incontro con Enzo Moscato autore del libro Gli anni piccoli (Guida Editore).
Del libro parleranno Antonia Lezza, Pasquale Scialò, Massimiliano Virgilio.Ri-tornare, ri-percorrere, ri-sentire, ri-pronunciare, è, forse, l’atteggiamento che pratico di più, e più spesso, con le mie cose di teatro.
Soprattutto all’indomani della prima di un nuovo spettacolo, quando, magari (e miracolosamente) mi sia riuscito di mettere a punto qualche significativa svolta, formale o tematica, lungo il mio, non sempre lineare, camminare drammaturgico: qualche nuova rottura, qualche nuovo azzardo, qualche inedito desiderio di “ferita” o salto, linguistici, nell’ignoto vuoto dell’ “espressivo” (rubo, con piacere, questo termine ad Anna Maria Ortese).
Del resto, nessuna parola già detta  andrebbe abbandonata mai, in teatro. Nessun movimento, nessun  gesto, nessun respiro, già vissuti, dovrebbero venir considerati finiti, de-finiti, esautorati. Morti.
Il nomadismo della ricerca, lo spostamento continuo del limite attraverso i suoi territori, non dovrebbe esser disgiunto mai dal rassicurante, naturale, portarsi appresso sempre le proprie cose, il proprio passato, le proprie masserizie, ideologiche o grammaticali: passi già percorsi, sentieri già battuti, contagi e mali già esperiti, o, magari, chissà?, per quale grazia o imperscrutabile sventura, già scampati, mai avuti.
Non per riproporli, certo, così come sono o come sono stati, bensì per fare esattamente il contrario: farli agire, respirare, dibattersi, accanto o dentro un nostro spirito cambiato, nuovo; accanto o dentro un nostro differente modo di capirli o percepirli, e, con essi, con questi “altri” sentimenti, investirli,  nutrirli, vivificarli. In una parola: ri-amarli. E, attraverso noi, sperare che anche il pubblico sia colto dallo stesso, medesimo, irresistibile  “coup de foudre“.

Enzo Moscato