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UN ECCESSO DI ZELO

di Manlio Santanelli, regia Nello Mascia

RIDOTTO DEL MERCADANTE 13 Novembre 2008   23 Novembre 2008

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UN ECCESSO DI ZELO

di Manlio Santanelli
regia Nello Mascia con Nello Mascia, Imma Villa, Fernando Pannullo
collaborazione alla regia Alvia Reale
scene e costumi Laboratorio Teatro Stabile di Palermo
musiche Johann Sebastian Bach
una produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo / Conservatorio d’Arte Drammatica

Nello Mascia, già protagonista con Isa Danieli di un’edizione di Regina Madre, torna a interpretare, un’opera di Manlio Santanelli, autore italiano tra i più conosciuti e rappresentati all’estero, soprattutto in Francia e in Germania.
Rappresentato per la prima volta nel 1995, al Théàtre Clavel di Parigi, Un eccesso di zelo, è la storia di tre campioni dell’umano malessere. “Ci sono tante parentele in quest’opera, dichiara Nello Mascia nelle sue note di regia: l’amatissimo Pinter, se solo si pensa all’ambientazione, la stanza, la famiglia. Ma anche il  respiro torbido e spietato del Bond più nero. E poi Bergman e le crepe dell’anima. Bergman e quel suo modo di descrivere  la vita come una lunga solitudine abitata dalla paura, un inferno dove in due si brucia meglio.
Dialoghi che fanno fatica restar lì sulla carta, ansiosi come sono di vivere e diventare carne. Una drammaturgia dalla facciata leggera, con quell’ironia sempre in punta di penna. Poi all’improvviso una ferocia spietata nell’esplorare gli angoli più bui dell’animo umano, nel rincorrere e stanare senza tregua il mostro che alberga nei meandri più nascosti della nostra psiche, con una pervicacia così assoluta che lascia senza respiro.
Senza respiro la sovrapposizione inquietante di temi affrontati. L’identità negata. Tutti i personaggi sono costretti a vivere una identità altra da quella che vorrebbero vivere. La ricerca dell’armonia. La ricerca di un ordine che razionalizzi l’assurdo dell’incomunicabilità. La paradossale proposta di una soluzione fra l’ideologico e lo sberleffo. Nel microcosmo familiare, come pure in un contesto sociale più allargato. Ma è il precipizio il tema centrale dell’opera. Tutti precipitano in questo dramma. E quando si precipita è chiaro che dopo non si può più essere la stessa cosa. Quando si precipita la vita cambia”.