IL VENTRE DI NAPOLI – prima parte
di Matilde Serao
regia Fausto Nicolini
con Chiara Baffi
e le musiche dal vivo di Federico Odling
scene Vincenzo Fiorillo
costumi Luciana Donadio e Angela Frongillo
disegno e datore luci Carmine Pierri
direttore di scena Nicola Grimaudo
assistente alla regia tirocinante Antonella Di Baia
tecnico video e audio Alessandro Papa
capo sarta Francesca Colica
foto di scena Daniele Mari
in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli
Cattedra di Scenografia – Prof. Luigi Ferrigno e Cattedra di Costume per lo spettacolo – Prof.ssa Zaira de Vincentiis
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale
Durata: 1 ora
“Nell’autunno del 1884, Matilde Serao aveva appena 28 anni. Scrive una serie di articoli, indirizzati all’allora presidente del Consiglio Agostino Depretis, sotto l’influsso dei recenti romanzi di Zola, ma tenendo ben a mente la denuncia della Miseria in Napoli della White Mario e le drammatiche realtà espresse da Villari nelle Lettere meridionali. Il ventre di Napoli, quindi, è un’inchiesta giornalistica sul degrado dei nostri miserabili che vivono
da anni nello stato più indecente, esposti a frequenti epidemie di colera e di tifo. Eppure, tra pieghe e piaghe di questo ventre ispido, fiorisce un linguaggio crudo e musicale, sarcastico e malinconico, scaltro e suadente, risoluto e coraggioso che, attraverso aneddoti e bozzetti di un’antica capitale decaduta, scabra e impopolare, restituisce
l’anima più nobile al Corpo di Napoli, devastato dal colera e da un fatuo Risanamento. «Si ipotizza la demolizione dei quartieri bassi – scrive La gazzette de France il 15 settembre 1884 – ma, appena l’epidemia sarà debellata, nessuno più penserà a questa risoluzione salutare». La Serao, fiuto e impeto di una veterana di redazione, con stile
declamatorio, anche imperfetto, espone qui la sua invettiva in pubblico ai clienti di un Caffè (uno di quelli che poi frequentò quotidianamente con Scarfoglio e D’Annunzio), dialogando con le note musicali di un posteggiatore dell’epoca, il quale ne sottolinea carezze e sciabolate, ricami e picconate. Infatti, il 15 giugno 1889 il primo colpo di
piccone inaugurò lo sventramento di Napoli. E, come ella previde, nulla fu risanato: ogni innovazione divenne una speculazione, i buoni propositi si arenarono nelle maglie della burocrazia e le promesse del governo non furono mantenute. Tutte solide constatazioni che indussero Matilde Serao nel 1905 a descrivere, nella seconda parte della sua inchiesta, una strada, elegante sì, ma simbolo di «illusioni» e di «grandi strappi».
Fausto Nicolini