VILLINO BIFAMILIARE
di Fabrizia Ramondino
regia Arturo Cirillo
con Sabrina Scuccimarra, Franca Penone, Arturo Cirillo, Rosario Giglio, Roberto Capasso,
Francesco Roccasecca
scene Dario Gessati
costumi Gianluca Falaschi, Nika Campisi
luci Camilla Piccioni
musiche originali Francesco De Melis
insieme a Zaccaria Barraco, Angelo Beltrame, Enrico Zanisi
regista assistente Roberto Capasso
assistente alle scene Eleonora Ticca
assistente alla regia tirocinante Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” Andrea Lucchetta
direttore di scena Sandro Amatucci
datore luci Fulvio Mascolo
macchinista Marco Di Napoli
fonico Alessandro Innaro
sarta Roberta Mattera
foto di scena Marco Ghidelli
I diritti dell’opera Villino bifamiliare di Fabrizia Ramondino sono concessi da Zachar International, Milano
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Durata: 1 ora e 15 minuti (atto unico)
Fabrizia Ramondino nel suo fertile percorso nella scrittura ha sperimentato varie forme di componimento letterario. Irrequieta e curiosa per natura, si è misurata con i generi più canonici del romanzo e del racconto ma anche con sceneggiature, reportage, poesie, indagini sociologiche e opere teatrali. Di quest’ultime solo una è stata messa in scena (da Mario Martone) e pubblicata (dalla casa editrice Il Melangolo): Terremoto con madre e figlia. I restanti testi teatrali – che per qualche anno scrisse, anche sotto la suggestione della lettura delle opere di Thomas Bernhard (ma non solo) – sono inediti.
Il Teatro di Napoli e il suo direttore Roberto Andò, hanno meritoriamente deciso di far conoscere alcuni dei testi teatrali di Fabrizia Ramondino – scrive Arturo Cirillo nelle sue note. Il primo ad essere presentato, con la mia regia, è Villino bifamiliare nel quale troviamo molto della passione politica e dell’ironia di questa autrice. Attraverso l’incontro di due coppie di coniugi, che dividono un villino situato nell’Alto Adige (o Sud Tirolo, dipende dal punto di vista), la Ramondino mette in relazione due mondi politici e sociali. Una coppia – composta da un ex alto dirigente, proveniente da un paese dell’est dopo il crollo del muro di Berlino e della fine dell’ideologia che lo alimentava, e da una fedele e pragmatica moglie, anch’essa dirigente se pur con una carica inferiore. L’altra coppia composta da un ex dirigente d’un partito politico di fede cattolica italiano, e sua moglie, donna bigotta e d’animo sognatore e sentimentale.
La convivenza forzata di queste due coppie, in esilio (ma forse sarebbe più corretto dire in reclusione, considerata la presenza di due guardiani che non dovrebbero mai perderli d’occhio), fa nascere tra loro delle relazioni che vanno dal conflittuale all’amoroso. Quelli che sono messi peggio sono i due uomini: uno sembrerebbe impazzito e tenuto in un altalenante stato di lucidità da sua moglie, anche grazie a tranquillanti ed eccitanti abilmente dosati, e l’altro, apparentemente paralitico e ormai incapace di parlare e forse anche d’intendere. Tra questi due relitti, le donne spadroneggiano conducendo una vicenda che si muove tra un gioco colto di citazioni, una introspezione tutta al femminile (così presente nella Ramondino) e un probabile giallo (genere letterario molto caro all’autrice). Il tutto in quella dolenza che porta la nostalgia e il rimpianto e la netta sensazione d’avere un glorioso avvenire, ormai alle spalle”.