TUTTO CIÒ CHE È GRANDE È NELLA TEMPESTA

drammaturgia Federico Bellini
scene e regia Andrea De Rosa
con Caterina Carpio, Daniele Fior, Giovanni Franzoni, Massimiliano Loizzi, Candida Nieri, Valentina Vacca
suono Hubert Westkemper
costumi Fabio Sonnino
luci Pasquale Mari
assistente alle scene Graziella Pepe
assistente volontaria Maria Conte
assistente alla regia  Alessandra Cutolo
area tecnica Mario Febbraio, Marco Di Napoli, Gioacchino Somma,
Giuseppe Stellato
una produzione Teatro Stabile di Napoli, Nuovo Teatro Nuovo, Fondazione Campania dei Festival/Napoli.Teatro Festival Italia

Nel 1933 Martin Heidegger, forse il più significativo tra i filosofi del Novecento, viene nominato rettore dell’Università di Friburgo. Il 27 Maggio dello stesso anno Heidegger pronuncia di fronte agli allievi il proprio discorso d’insediamento, destinato a diventare oggetto di pesanti accuse di collusione con il regime nazionalsocialista.
Il coinvolgimento di Heidegger con il nazismo è oggetto a tutt’oggi di infinite controversie; il Professore lasciò l’incarico di Rettore l’anno successivo, e il suo pubblico appoggio al regime di fatto cessò. Tuttavia, l’ombra del collaborazionismo con il Reich si estende ancora non soltanto come dato storico, ma anche come sinistra declinazione del suo pensiero.
Intrappolato nelle maglie del dogma nazionalsocialista,  “Essere e tempo”, il suo scritto più noto e influente , ha rischiato e rischia tuttora di assumere valenze terribili e nefaste. Concetti chiave come il Dasein, l’esser-ci, oppure l’essere-nel-mondo o l’essere-per-la morte, principi costitutivi del suo intero corpus filosofico, se contestualizzati in accordo al volere hitleriano divengono immediatamente un detonatore pronto ad esplodere e a riscrivere parte della storia del pensiero.
Federico Bellini