VESPERTELLI

un progetto del Comitato Artistico:
Valeria Parrella, Lorenzo Pavolini, Francesco Saponaro

Matrimonio De Falco
drammaturgia Giovanni Del Prete, Rossella Milone
regia Tommaso Pitta

Pratica Maresca
drammaturgia Davide Morganti
regia Alessandra Cutolo

Morte del ragionier Tarallo
drammaturgia Massimiliano Virgilio
regia Fortunato Cerlino

coordinamento Francesco Saponaro

con Salvatore Cantalupo, Marco Mario de Notaris, Salvatore D’Onofrio, Andrea Di Maria, Giovanni Ludeno, Peppino Mazzotta, Lino Musella, Francesca Ponzio, Nunzia Schiano
e con Lorenzo Ambrosino, Anna Contino, Lino D’Ambrosio, Alberto De Roma, Gennaro Esposito, Anna La Marca, Umberto Romano, Eduardo Scarpetta
una produzione Teatro Stabile di Napoli

in collaborazione con Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli/Forum delle Culture 2013

Da Mosca a Napoli a un secolo di distanza
di Silvana de Vidovich

C’è un drammaturgo russo, Aleksandr Suchovo-Kobylin, aristocratico uomo di mondo, colto e benestante, che nasce a Mosca nel 1817 e muore in Francia, a Beaulieu, nel 1903, e c’è una Trilogia, Le nozze di Krecinskij, L’affare giudiziario e la morte di Tarelkin, la sua unica opera, nel corso di una così lunga vita, scritta tra il 1850 e il 1869. Attraverso una traduzione dal russo di Silvana de Vidovich, seguita da un lavoro di adattamento e di trascrizione in napoletano di tre giovani scrittori, Rossella Milone, Giovanni Del Prete, Davide Morganti. e Massimiliano Virgilio, la Trilogia, con un salto cronologico di un secolo, da Mosca e Pietroburgo si sposta a Napoli e diventa Matrimonio De Falco, Pratica Maresca e Morte del ragionier Tarallo. Cosa rende plausibile questo passaggio da una Russia zarista a una Napoli del dopoguerra? L’estrema duttilità del testo che lo rende fruibile nel tempo e nello spazio e che suggerisce una lettura, soprapposta e trasversale. Gli anni 1850-60 sono anni cruciali per l’autore – accusato dell’assassinio dell’amante francese e arrestato, per otto lunghi anni, prima di risultare completamente estraneo ai fatti, verrà trascinato in estenuanti procedure giudiziarie e conoscerà da vicino il mondo dei truffatori, la corruzione della burocrazia e i soprusi della polizia – ma sono anche anni di grande fermento per la Russia. L’autore, così, nella sua Trilogia, recupera una diretta esperienza personale, ma contemporaneamente racconta l’articolata realtà del suo paese. Dopo il cupo regno assolutista di Nicola I (1825-1855), quello di Alessandro II (1855-1881) che inaugura un’epoca di grande ottimismo e di fiducia nelle possibili riforme, spinge una Russia impreparata a confrontarsi con l’Occidente sui temi del capitalismo, del progresso, del danaro, della corruzione, del lavoro, dell’emancipazione femminile e della libertà… Con uno spericolato salto di latitudini e un temerario scarto cronologico di un secolo, gli stessi temi affiorano anche in una città come Napoli che, uscita dal fascismo e dalla guerra, diventa il simbolo di una società alla disperata ricerca, tra grottesche e tragicomiche realtà endemiche, di una ricostruzione. Questa trasposizione di fatti non sarebbe, comunque, sufficiente a legittimare l’operazione culturale del teatro, se Napoli e la sua lingua attraverso i tre generi letterari – il vaudeville realistico, la satira grottesca e la commedia scherzo – a cui l’autore stesso ricorre, non riuscisse a restituire intatti tutto il brulicante realismo, la straordinaria ricchezza linguistica e la flessibilità strutturale dell’originale. È solo grazie al colto e accurato recupero di cadenze e strutture linguistiche insieme desuete e moderne, infatti, che viene ricostruita l’equilibrata trama di un incalzante e grottesco avvicendarsi delle situazioni.