Ospitalità
18 – 23 dicembre 2006 | Sala RidottoLiberascenaEnsemble
Il riformatore del mondo
di Thomas Bernhard
regia Renato Carpentieri
con Renato Carpentieri, Roberta Sferzi, Salvatore Ferrari, Giuliano Longone, Amedeo Messina, Michele Rotondo, Renato Rotondo
disegno luci Enzo Napolitano
scene e costumi Annamaria Morelli
aiuto regia Antonio Conforti
assistente alla regia Claudia Riccardo
assistente alle scene Giuseppina Coviello
“Alla consapevolezza della scissione, si oppone quella che un tempo (all’inizio dell’età borghese) veniva chiamata genialità e che ora, in questi personaggi minacciati dal gelo, dalla solitudine, dalla morsa delle abitudini e dei rituali, si presenta come un’esasperante fatica mentale che è solo la parodia dei grandi gesti del passato. “Migliorare il mondo” come vorrebbero in fondo tutti questi personaggi, significherebbe infatti chiudere quella falla da cui tutto sta precipitando verso il vuoto e il buio, riparare quella “frattura” di cui già parlava il Danton di Georg Büchner. Poiché si esclude ogni indicazione metafisica, si tratterebbe soprattutto di esplorare a fondo la matrice da cui provengono le nostre rappresentazioni mentali, di esaminare il luogo d’origine della coscienza, di “sezionare una testa e sottoporre le singole componenti a un’analisi completa” come vorrebbe il Riformatore del mondo dell’omonima pièce (1979), riprendendo propositi già formulati dal principe Saurau di Perturbamento (1967) e dal medico di L’ignorante e il folle (1972)”. (dall’introduzione di Bernardi)
Se cediamo un momento
Siamo finiti
Se ci arrendiamo
Siamo spacciati
Sono uno spettro
Non trovi
Che sono uno spettro
Ma io non cederò
Mai
Il grande intellettuale, il Miglioratore del mondo, sta per ricevere, a casa sua (fatto inaudito), la laurea honoris causa e si prepara a questa cerimonia. Costretto (sembra) alla immobilità, calvo, dall’aspetto grottesco, sproloquia e scaglia la sua “mostruosità di pensieri” sugli spettatori e sulla donna che gli è compagna, che lo accudisce senza poter reagire, avviluppata in una rete solida e immobilizzante. Angherie che scivolano verso la farsa.
E’ la disperazione
Che rende tutto sopportabile
Una eccellente formazione del potere della parola, che non evoca ma scava, penetra a spirale dentro di noi, con le sue ripetizioni, ritorni, incisi, rafforzamenti e ribattute che ci fanno accettare un grado della nostra inquietudine e impotenza, solo per essere, una volta abituati, catapultati più avanti, a gradi più elevati.
Renato Carpentieri