22/07/2017
ore 20:30
23/07/2017
ore 20:30

FEDRA

di Seneca
traduzione Maurizio Bettini
regia Carlo Cerciello
con Imma Villa, Fausto Russo Alesi, Bruna Rossi, Sergio Mancinelli, Elena Polic Greco, Simonetta Cartia, Federica Lea Cavallaro, Maddalena Serratore, Nadia Spicuglia, Claudia Zàppia
coro Accademia d’Arte del Dramma Antico, sezione Scuola di Teatro “Giusto Monaco”: Valerio Aulicino, Dario Battaglia, Alessandro Burzotta, Andrea Cannata, Aurora Cimino, Carla Cintolo, Cinzia Coniglione, Corrado Drago, Alice Fusaro, Desirèe Giarratana, Ivan Graziano, Virginia La Tella, Anita Martorana, Riccardo Masi, Maria Chiara Pellitteri, Paolo Pintabona, Vladimir Randazzo, Sabrina Sproviero, Francesco Torre, Giulia Valentini, Arianna Vinci.
regista collaboratore Raffaele Di Florio
assistente alla regia Walter Cerrotta
scena Roberto Crea
assistente scenografo Michele Gigi
costumi Alessandro Ciammarughi
musiche Paolo Coletta
coreografie Dario la Ferla
direttore di scena Mattia Fontana
progetto audio Vincenzo Quadarella
progetto luci Elvio Amamiera
costumista assistente e responsabile sartoria Marcella Salvo
responsabile trucco e parrucco Aldo Caldarella
produzione INDA Istituto Nazionale del Dramma Antico – Fondazione Onlus

“Fedra, è la tragedia della passione umana”, spiega il regista Carlo Cerciello in una sua nota, “la tragedia di una donna che per amore non esita a ribellarsi alle convenzioni sociali ed etiche della società di cui si sente ‘privilegiata’ prigioniera. Sposa di un marito che non esita a tradirla e del quale si sente effettivamente ed affettivamente vedova, Fedra identifica nel mondo del figliastro Ippolito un miraggio di libertà e di passione che è disposta a pagare con la vita. In Fedra si confondono e si sovrappongono le due figure parentali di Teseo padre e di Ippolito figlio, che Seneca strategicamente non fa mai incontrare tra loro, fino ad operare una sostituzione nel cuore della donna tra lo sposo e il figliastro. E’, dunque, una figura di donna assolutamente moderna e tragicamente umana. Seneca nella sua opera riconosce il senso profondo dell’essere umano, della sua fragilità e ammira questa donna capace di riscattare le sue colpe, il suo senso della dignità e del pudore, dandosi sì la morte, ma senza rinunciare fino alla fine alla tragica e sincera ammissione dei suoi sentimenti. La natura è l’ulteriore protagonista di questa tragedia. Una natura affascinante e crudele a cui tanto Ippolito che Fedra aspireranno invano. Il loro desiderio di vivere secondo le leggi della natura, infatti, si tramuterà per i nostri sfortunati eroi in ”agire contro natura”. Sarà così anche per Teseo, che causerà, per contrappasso al suo “innaturale” ritorno dal regno dei morti, lutto e distruzione nella sua stessa famiglia. Proverò a mettere in scena questa meravigliosa tragedia dei sentimenti umani, in punta di piedi”.