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11/03/2018
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LA BANALITÀ DELL’AMORE
di Savyon Liebrecht
adattamento e regia Piero Maccarinelli
con Anita Bartolucci, Claudio Di Palma, Giacinto Palmarini, Federica Sandrini
scene Carlo De Marino
costumi Zaira de Vincentiis
disegno luci Gigi Saccomandi
musiche Antonio Di Pofi
assistente alla regia Angelo Laurino
assistente alle scene Anna Seno
assistente ai costumi Marianna Carbone
direttore di scena Teresa Cibelli
capo macchinista Nunzio Opera
datore luci Peppe Cino
fonico Italo Buonsenso
sarta Francesca Colica
trucco Barbara Diana
foto di scena Marco Ghidelli
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale

Durata: 1 ora e 35 minuti

Locandina

Programma di sala

Piero Maccarinelli firma per lo Stabile di Napoli la regia dello spettacolo La banalità dell’amore di Savyon Liebrecht.
“La protagonista di quest’opera – spiega in una sua nota – è Hannah Arendt, una delle più importanti figure del ‘900 europeo, nata in Germania e costretta ad emigrare a causa delle leggi razziali prima in Francia e poi negli Stati Uniti.
Nel suo appartamento di New York, Hannah riceve la visita di un giovane che le chiede un’intervista televisiva, presentandosi come un ricercatore dell’archivio della Shoah dell’Università di Gerusalemme.
L’intervista le viene chiesta per darle la possibilità di chiarire molte delle sue opinioni in merito al processo Eichmann, ma, contro la sua volontà, le farà aprire molti cassetti della memoria, soprattutto quelli delle tappe del suo innamoramento per Martin Heidegger, uno dei più importanti filosofi del ‘900 dichiaratamente Nazionalsocialista.
Ebrea tedesca, Hannah è stata perseguitata dal nazismo, eppure, fin da quando era una giovane studentessa, non ha mai smesso di subire il fascino di Heidegger che a un certo punto definirà “l’ultimo romantico tedesco”, per la sua capacità di pensiero. Ma anche altre vite e altri personaggi popolano la vicenda: il giovane ricercatore svelerà una identità diversa da quella con cui si è presentato, scoprendo altri legami che lo avvicinano alla Arendt. Sapientemente costruito su più piani temporali, il testo abbina lo svolgersi di un plot quasi giallo a riflessioni ulceranti sull’amore.
Da un lato quindi la storia d’amore impossibile, irrazionale e drammatica fra Hannah ed Heidegger, dall’altro le ragioni della Storia, di chi, come Michael Ben Shacked, cerca le ragioni di una storia personale che si intreccia con la grande tragedia della Shoah”.

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