04/07/2019
ore 21:00
05/07/2019
ore 21:00
06/07/2019
ore 21:00

Satyricon
di Francesco Piccolo
ispirato a Petronio
regia Andrea De Rosa
con Antonino Iuorio, Noemi Apuzzo, Alessandra Borgia, Francesca Cutolo, Michelangelo Dalisi, Flavio Francucci,  Serena Mazzei, Lorenzo Parrotto,  Anna Redi, Andrea Volpetti 
scene e costumi Simone Mannino
disegno luci Pasquale Mari
sound design G.U.P. Alcaro
coreografie Anna Redi
assistente alla regia Marcello Manzella
assistente alle scene Giuliana Di Gregorio
assistente ai costumi Francesca Colica
direttore di scena Antonio Gatto
datore luci Fulvio Mascolo
capo macchinista Enzo Palmieri
fonici Daniele Piscicelli, Fabio Cinicola
trucco Vincenzo Cucchiara per Bionike
foto di scena Mario Spada

produzione Teatro Stabile Napoli – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

Prima assoluta

Abbiamo un po’ tutti la sensazione di stare vivendo un periodo di impasse, di decadenza e di transizione verso qualcosa di sconosciuto. Da quando sono crollate le ideologie e le utopie che hanno segnato e insanguinato il Novecento sembra essere venuta meno la direzione storica da seguire e, non essendo chiara la méta, sembra non ci sia altra strada che girare a vuoto. Per questo ho chiesto a Francesco Piccolo di scrivere un testo che, ispirandosi al Satyricon di Petronio – che della decadenza dell’impero romano fece un ritratto memorabile – tentasse di raccontare la nostra decadenza, cercando di coglierne la peculiarità. Con una felicissima intuizione Francesco ha individuato nell’impoverimento linguistico il tratto che sta segnando la nostra epoca e lo ha fatto diventare materiale drammaturgico. È sotto gli occhi di tutti che siamo ormai intrappolati dentro un linguaggio che, quanto più viene ripetuto, tanto più si svuota di significato. I luoghi comuni ci rassicurano, ci anestetizzano, ma nello stesso tempo ci allontanano dai fatti, dalle questioni, dalle persone. “Le parole” sosteneva Heidegger “non sono strumenti per esprimere il pensiero, al contrario sono condizioni per poter pensare” e se le parole si ripetono senza senso, allora anche il pensiero resta fermo, gira a vuoto. Ma le parole che abbiamo a disposizione sono il frutto dell’epoca che viviamo, non viceversa, la cultura dei singoli individui può fare ben poco se all’orizzonte non c’è un linguaggio comune che permetta di immaginare nuove forme, nuovi pensieri, nuove energie che rimettano in gioco il cammino di ciascuno. I tempi sono poveri e gli individui ne sono vittime, travolti e impoveriti da una valanga che sembra inarrestabile. Siamo smarriti. Cercare di raccontare, attraverso il senso del ridicolo, la pena, il dolore, ma anche la tenerezza e il profondo senso di umanità che si nasconde dietro questo smarrimento è la sfida che mi pongo con questo spettacolo.

Andrea De Rosa