Outwitting The Devil
direttore artistico/coreografo Akram Khan
drammaturgia Ruth Little
danzatori Ching-Ying Chien, Andrew Pan, Dominique Petit, Mythili Prakash, Sam Pratt, James Vu Anh Pham
luci Aideen Malone
visual design Tom Scutt
musiche originali e design del suono Vincenzo Lamagna
costumi Kimie Nakano
drammaturgia Jordan Tannahill
direttore prove Mavin Khoo
voce fuoricampo Dominique Petit
produttore esecutivo Farooq Chaudhry
direttore tecnico Tina Fagan
manager di produzione Rich Fagan
direttore di palcoscenico Lars Davidson
tecnico luci Stéphane Déjours
tecnico del suono Phil Wood
produzione Akram Khan Company
in coproduzione con Festival d’Avignon
Théâtre de Namur Centre Scénique
Central Centre culturel de La Louvière
Théâtre de la Ville (Paris)
Sadler’s Wells Theatre (Londres)
La Comédie de Clermont-Ferrand Scène Nationale
Colours International Dance Festival 2019 (Stuttgart)
con il sostegno dell’Arts Council England, British Council
in partenariato con France Médias Monde
con il contributo di
Outwitting the Devil è ispirato ad un frammento delle dodici tavolette d’argilla che insieme formano uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale, l’antico ciclo epico di origine sumera, L’Epopea di Gilgamesh. Nello specifico un violento capitolo dell’infanzia di Gilgamesh, letto e ricordato da sé stesso più vecchio e morente. Narra dell’addomesticamento e dell’amicizia di Gilgamesh con l’uomo selvaggio Enkidu, il loro viaggio nella vasta Foresta dei Cedri, abitata da esseri selvaggi e spiriti, e l’uccisione del suo guardiano Humbaba. Forte e orgoglioso, il giovane Gilgamesh è determinato a raggiungere la fama e fortificare la città di Uruk come monumento a se stesso. Ma l’uccisione di Humbaba, la distruzione della foresta e degli animali che vi abitano irritano gli dei, che puniscono il giovane Re prendendosi la vita del suo amato Enkidu.
Di fronte alla verità e al dolore della mortalità umana, Gilgamesh è passato alla storia per essere un frammento tra i resti della cultura e della memoria umana. Outwitting the Devil è un mito di tutti i tempi, del nostro tempo.
Outwitting the Devil inizia attorno ad un tavolo, con un’immagine de L’ultima cena. O meglio, con la risposta dell’artista australiana Susan Dorothea White all’iconico dipinto di Leonardo da Vinci, la sua opera The First Supper, che ritrae donne di diverse culture attorno ad un tavolo. L’intento dell’artista è sfidare le convenzioni della religione patriarcale.
Akram Khan vide un’immagine de L’ultima cena per la prima volta a scuola e rimase colpito dalla diversità dei corpi e delle culture che ritraeva. È molto importante il modo in cui raccontiamo le storie dei nostri miti: i nostri sistemi di credo e le nostre forme di potere sono definite in base a chi siede a quel tavolo.
Le scene di Tom Scutt per Outwitting the Devil prevedono una grande scatola di legno nera; un tavolo, ma anche un tomba – il primo come nell’ultima cena. È allo stesso tempo un luogo di incontro e un monumento, e si trova tra centinaia di frammenti e resti che rappresentano le rovine della cultura umana e la depredazione della natura. L’idea della “prima cena” ci riporta indietro alle storie di una delle prime civiltà mondiali, gli antichi Sumeri, raccolte nel poema epico di Gilgamesh quasi 4000 anni fa.
Gilgamesh potrebbe essere stato un Re di Uruk nel Sud della Mesopotamia. Il suo governo coincise con l’ascesa di grandi città murate, una cultura urbana stratificata, la schiavitù, le guerre, scritture letterarie e creazione di documenti storici. La sua cultura era patriarcale e gerarchica; i suoi Dei assunsero forme umane e si pensava avessero fatto l’umanità – come le tavolette su cui gli scribi annotavano le sue azioni senza tempo – sull’argilla. Ma i popoli, come le tavolette d’argilla, la grande città di Uruk e la stessa civiltà sumera, cadono e si frantumano. Tra i frammenti del poema epico rinvenuti in Iraq nel 2011 vi era un coccio di argilla contenente venti righe della tavoletta V fino ad allora sconosciute. Descrivono lo sbalordimento di Gilgamesh davanti all’abbondanza e alla biodiversità della grande Foresta di Cedri, e il dispiacere di Enkidu per averla ridotta ad una terra desolata. Si tratta quindi del primo poema ambientale.
Outwitting the Devil è allo stesso tempo memoria e confessione, un puzzle composto al buio che contiene la storia di chi eravamo un tempo, e che potremmo diventare di nuovo.