02/07/2020
ore 21:00
04/07/2020
ore 21:00

Plutus 
in ricchezza e povertà
di Edoardo Erba ispirato a Aristofane
regia Alfonso Postiglione
cast in via di definizione
produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale
La Pirandelliana
Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia

Plutus, ultima commedia di Aristofane pervenutaci integra, propone una generale riflessione sulla diseguale distribuzione della ricchezza nel mondo. I protagonisti, due modesti cittadini ateniesi irritati dalle ingiustizie economiche e sociali, si imbattono casualmente in un vecchio cieco, cencioso e logoro, che si rivela loro come Pluto, il Dio del danaro. La cecità del Dio, conseguenza di una punizione da parte degli altri Dei, sarebbe la causa della ineguale e casuale distribuzione della ricchezza tra gli uomini. I due rapiscono il Dio, gli ridanno la vista e lo costringono a redistribuire equamente il danaro tra la gente. Le conseguenze di questa azione si riveleranno nefaste per l’ordine sociale del mondo. Aristofane, su un tema ancora attualissimo, propone prima una soluzione utopica, e poi una questione fondamentale: Neanche un “miracolo” ci salverà? Neanche avere fede in un Dio?
Penia, Dea della povertà, ci provoca affermando che è proprio la diseguaglianza il motore del mondo. Senza la necessità (di sopravvivere) non ci alzeremmo neanche dal letto la mattina.
Nell’attualità del tema, considerando le continue crisi finanziarie internazionali, le istituzioni economiche che provano a regolarle, come BCE, fondi monetari internazionali, ministeri delle finanze ecc, sono entità che appaiono a noi comuni mortali proprio come un Dio Pluto agli antichi, e a cui noi stessi affibbiamo una cecità di fondo nel considerare i problemi sociali. Nella nostra riscrittura, stiamo immaginando un luogo contemporaneo, periferico, in cui, in una situazione di necessità estrema, si palesa, la soluzione divina alle iniquità economiche e sociali. Un luogo sperduto che diventa l’ombelico del mondo. Una panacea ambita, come un osso lanciato in mezzo al “branco umano” da una comica casualità, che scatena appetiti selvaggi tra i protagonisti. E che genera, infine, altre e ben più inquietanti domande: nel nuovo ordine mondiale, con la miseria scompare anche la disonestà? È il possesso a rendere ingiusti, o bisogna possedere il talento della disonestà per poter essere davvero ricchi?

Alfonso Postiglione