MEDEA
una madre
con testi da Antonio Tarantino, Seneca e Euripide
ideazione e regia Liv Ferracchiati
drammaturgia Liv Ferracchiati e Piera Mungiguerra
con Anna Coppola, Francesca Cutolo
aiuto regia Anna Zanetti
scene e costumi Lucia Menegazzo
disegno suono e luci spallarossa
direttore di scena Antonio Gatto
datore luci Carmine Pierri
fonico Daniele Piscicelli
sarta Luciana Donadio
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, TPE Teatro Piemonte Europa
Una teca al centro della scena e, al suo interno, un simulacro: Medea come oggetto di indagine.
Sono i suoi stessi figli che, in un gioco fuori dal tempo, provano a ricostruire chi sia la madre e il movente dell’azione che l’ha resa mito.
La ricerca procede attraverso il vaglio di alcuni dei tanti punti di vista che hanno raccontato le sue gesta, vengono esaminate le diverse riscritture, che i due affrontano come fossero pareri di testimoni oculari, non dimenticandosi di giocare.
Queste voci non vengono solo narrate, ma sono fatte rivivere da due straordinarie interpreti, quali Anna Coppola e Francesca Cutolo, che, senza sottrarsi a un’inaspettata comicità, viaggiano in una sorta di ipertesto e procedono a inscenare scritture e ruoli diversi, esplorando da capo quegli accadimenti che hanno reso i figli di Medea co-protagonisti involontari della vicenda.
Così non sono soltanto Mermero e Fere, i due figli, ad attraversare i secoli alla ricerca di una risposta, seguendo una pista che da Euripide conduce fino ad Antonio Tarantino, ma al loro fianco ci sono anche gli spettatori che compiono il medesimo percorso, accompagnati dalle note di Luigi Cherubini e dalla voce di Maria Callas.
La drammaturgia, infatti, decostruendo testi ben noti al pubblico, si compone in un diverso montaggio e si fa testo nuovo, anche grazie agli inserti, dalla sceneggiatura di Pasolini, e agli stralci originali di dialogo nati da improvvisazioni in sala prove. E dunque: chi è Medea?
L’agire di questo archetipo femminile rimane ancora un enigma.
Semidivinità, maga, barbara, rivoluzionaria.
Donna abilissima nell’utilizzo del λόγος: ragione e parola, come armi di persuasione e inganno, ma anche strumenti per costruire nuovi orizzonti di libertà, in grado di capovolgere le visioni vigenti.
Medea è forse, prima di tutto, una madre, che alla fine libera se stessa e strappa alla vita e alle narrazioni future i suoi figli. Soltanto che fugge via sul carro del Sole e, quindi, ci appare come una divinità che vive dolori umani.
Il progetto nasce, inizialmente, dallo studio della Medea inedita di Antonio Tarantino e da scambi di pensiero e chiacchierate con Sandra De Falco.