Il progetto C’era una volta sarà in scena al Ridotto del Mercadante è il progetto scelto, nell’ambito della collaborazione tra i Premi Leo de Berardinis, promosso dal Teatro di Napoli, e Nuove Sensibilità 2.0 promosso dal Teatro Pubblico Campano.
Noemi Francesca nelle sue note racconta che: C’era una volta manuale di sopravvivenza per immagini è il tentativo di evocare lo spegnersi di uno sguardo sul mondo, è la soggettiva di un uomo nella fase terminale della sua vita, alle prese con la veglia di parenti e amici, con gli ultimi sorrisi, gli ultimi saluti, gli ultimi sguardi, appunto. L’incombenza della fine sradica in questa vicenda la linearità del tempo, percepito qui come una parentesi nel tempo ordinario, come un in più di tempo, un in più di vita, dove il passato riemerge nella radicalità di un’eco ancora presente, in una forma mitica, in un’indeterminatezza che suggerisce la lontananza dal mondo concreto della realtà di tutti i giorni. Lo spettacolo si dispiega “come fosse” un film che al suo interno recupera il linguaggio privato del filmato di famiglia e lo fa reagire con la funzione pedagogica e identitaria del mito, di quel particolare mito che non vuole insegnare nulla ma dai cui sempre si impara qualcosa: la fiaba. “C’era una volta, in un certo paese, mille anni fa o forse più, al tempo in cui gli animali parlavano ancora”.
All’inizio della vita, nella prima infanzia, le fiabe, tutte le fiabe, arrivano in soccorso per aiutare a restituire senso al vissuto di incertezza dilaniante che può colpire un bambino alle prese con le prime tortuose esperienze del suo cammino. E se fosse così all’inizio come alla fine della vita? Se in prossimità della morte si potesse riscrivere il senso della vita alla luce di un’avventura?
Ed è così che nella rappresentazione di questo fine vita, parenti e amici evocano la presenza di personaggi fiabeschi, assumono agli occhi del morente quel particolare aspetto come sintesi ultima di una vita vissuta insieme, di un’avventura condivisa, facendo riemergere la memoria di un passato che, fondendosi a un presente incerto, crea l’immagine di un istante eterno e circolare, dell’unione impossibile dell’essere ancora col non essere più.