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8 PEZZI INUTILI

di Antonio Capuano con Angela Pagano e Ivano Schiavi

RIDOTTO DEL MERCADANTE 15 Novembre 2005   18 Dicembre 2005
date da definire

Produzioni

15 novembre – 18 dicembre 2005 | Sala Ridotto

Mercadante Teatro Stabile di Napoli
8 pezzi inutili
di Antonio Capuano
con Angela Pagano e Ivano Schiavi
scene Alessio Mancini, Maica Rotondo
costumi Francesca Balzano
musiche Pasquale Catalano
suono Daghi Rondanini
video maker Gennaro Fasolino
effetti speciali video Geldi Mauro
datore luci Peppe Cino
direttore di scena Marcello Iale
foto di scena Marco Ghidelli
assistente alla regia Pina Iervolino
regia Antonio Capuano

In una discarica, ai margini di una civiltà in esaurimento, Asmele, una vecchia homelesse, ha trovato riparo. Un registratore le riporta tranche di passato: una voce. A lungo inseguita, mitizzata, vagheggiata e, forse, mai raggiunta, è ciò che le resta del sogno. Imprigionata nel nastro, afasica, interrotta dall’usura e da un irreversibile processo di decadenza ma, sempre autorevole, oracolare. Con Lei Asmele vive un dialogo costante e fitto. Mai interrotto da che, immaginiamo, è cominciato il suo mondo. Un giorno come un altro, arriva Blyte. Un giovane maschio, sui 30. Sperduto, cialtrone, arrogante, cultura media, in cerca di qualcosa su cui costruirsi una rendita. Asmele lo rifiuta. Si difende e offende, graffia, poi indebolita, gli concede qua e la una tregua e parti del racconto di sé. In queste pause esangui, dopo le lotte, fingono di vivere. Tentano. Asmele canta e balla. Ridiventa padrona, primadonna e vergine. Si lascia corteggiare. Lui riparte, poi torna. Finge di ripartire. Lei lo insidia, lo provoca, lo ferisce, gli lecca le ferite. Finisce, in un mare di sangue.
Mentre, forse, il sole tramonta.

Antonio Capuano

 

Rassegna stampa – estratti:

Sessanta minuti che scorrono veloci e inesorabili verso un finale tragico quanto spiazzante. Otto quadri per tracciare, in un gioco di rimandi, sospesi in una dimensione metateatrale, tra ironia e paradosso, sarcasmo feroce e soluzioni grottesche, un recupero, un confronto – scontro con la tradizione. Un omaggio, quello di Antonio Capuano, a una grande attrice, Angela Pagano, da lui ammirata a teatro nell’interpretazione di Caro Eduardo. (…) Angela Pagano delinea con prepotente incisività e umorismo amaro, un personaggio con tratti densi di sfumature, in bilico tra farsa e tragedia. (Giusi Zippo, “Hystrio”)

(…) è coinvolgente e sconvolgente il lavoro che Capuano ha realizzato sulla parola teatrale, che veste benissimo il non sense di vite sprecate, alla ricerca confusa di un’identità e di un traguardo (…). In questo universo di dolore e frustrazione, gli attori Angela Pagano ed Ivano Schiavi hanno colto nel segno, riuscendo a portare in scena due solitudini dai colori diversi, ma ugualmente diversi, ma ugualmente evidenti: Angela Pagano ha dato forza sanguigna alla passione sotterranea ed inconsapevole di una donna lontana dal mondo, mentre Ivano Schiavi ha ricreato il riso grigio, metallico ed isterico di una generazione bruciata, vecchia e fallita prima del tempo. (Antonella Carlo, “Roma”)

La protagonista di questo viaggio a ritroso è una straordinaria e credibilissima Angela Pagano, ovvero Asmele che conduce l’esistenza rimestando fra i resti della società e quelli del suo passato. Brandelli tenuti insieme dalla voce di Eduardo, che a sprazzi recita il suo Luca di “Natale in casa Cupiello”, grazie ad un beckettiano registratore sistemato al centro della scena. Ed ecco allora spiegato il dolore di questa donna, giunta sin sulle soglie del grande sogno artistico (e d’amore) e poi riscaraventata nell’oblio della quotidianità. (Stefano de Stefano, “Corriere del Mezzogiorno”)

Capuano mette in scena un passo a due senza esclusioni di colpi: giocando su un dialogo crepitante, crudamente sentenzioso, screziato di gergalismi e velenosi struggimenti. (Antonio Tricomi, “la Repubblica”)

Angela Pagano è una delle signore della scena di Napoli, una icona che racchiude canto e recitazione, ma soprattutto il carisma di una storia cresciuta sui palcoscenici, frequentando con umiltà i maestri che ha incontrato nel tempo. E’ bello, quasi commovente, vedere ora l’entusiasmo con cui si immedesima in un testo di oggi, scritto per lei da Antonio Capuano, che l’aveva diretta al cinema in Luna Rossa. (…) Resta un’inquietudine profonda, e una reverenziale ammirazione per Angela Pagano, che è grande anche inghiottita dalla discarica. (Gianfranco Capitta, “il manifesto”)