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CANI DI BANCATA

testo e regia Emma Dante

TEATRO MERCADANTE 6 Marzo 2007   11 Marzo 2007
date da definire

Ospitalità

6 – 11 marzo 2007 | Sala Mercadante

CRT – Centro di Ricerca per il Teatro in collaborazione con il Festival di Palermo
Cani di bancata
testo e regia
Emma Dante
scene Emma Dante e Carmine Maringola
costumi Emma Dante
light designer Cristian Zucaro
con Sandro Maria Campagna, Sabino Civilleri, Salvatore D’Onofrio, Vincenzo Di Michele, Ugo Giacomazzi, Manuela Lo Sicco, Carmine Maringola, Stefano Miglio, Alessio Piazza, Antonio Puccia, Michele Riondino
foto Giuseppe Distefano

La paura gli stava dentro come un cane arrabbiato: guaiva, ansava, sbavava, improvvisamente urlava nel suo sonno; e mordeva, dentro mordeva, nel fegato nel cuore. Di quei morsi al fegato che continuamente bruciavano e dell’improvviso doloroso guizzo del cuore, come di un coniglio vivo in bocca al cane, i medici avevano fatto diagnosi, e medicine gli avevano dato da riempire tutto il piano del comò: ma non sapevano niente, i medici, della sua paura.

L. Sciascia

In un’isola del nord di un’Italia capovolta c’è una città madrìce, un luogo primario. Un utero che cova spiritualità, violenza, desiderio, vendetta, ansia di potere.
Nella Sicilia fredda e avvolta dalla nebbia, abita un popolo che parla un gergo segreto, accompagnato da ammiccamenti, da gesti con le mani, la testa, gli occhi, le spalle, la pancia, i piedi. Un popolo capace di fare tutto un discorso senza mai aprire bocca.
Nel mezzo di questo feudo, il cuore di un potere grandissimo è una mappa che segna i confini: l’Italia vista dall’alto, da una visione satellitare, è spartita, spaccata, insanguinata. Questa mappa è come il palcoscenico di un teatro di tragedia dove dall’alba alla notte si stipulano patti e si scelgono gli assassini.
Una cosca, una nassa, un partito, una società, una fratellanza: una Famiglia.
Si può finire in questo recinto per nascita, per paura, o per amore. Figli, mogli, mariti. Gente nata in mondi diversi, che una volta attratta in questo recinto, contrae un vincolo eterno. Tutto quello che sei stato, non devi esserlo mai più. Adesso sei dentro, e dovrai comportarti esattamente come loro. Dovrai essere un uomo. Senza rimorso né paura, mai.
Si può essere scelti, selezionati per le proprie qualità ed entrare in questo modo a far parte del sistema. Il coraggio, la spregiudicatezza, la fedeltà. Servono alcuni requisiti per poter essere introdotti. Primo fra tutti non avere il marchio di infamia. Né essere parente di infami, o di gente che abbia portato una divisa. Troppo rischioso. Quando qualcuno viene affiliato si consegna per sempre.
I legami che tengono insieme le persone sono indissolubili, i patti infrangibili. Non ci si può sottrarre, non si torna indietro. E’ un’appartenenza selvaggia, di mandria. Chi esce dalla mandria, muore.
Poi vengono le regole. Che non possono essere calpestate, che non accettano deroghe di nessun tipo. Che prevedono rituali. Che sono diverse per gli uomini e per le donne.
Le regole sono stabilite da sempre, sono la tradizione che si tramanda. Alcune sono diventate addirittura incomprensibili, gesti che si ripetono da secoli, uguali a se stessi. Non servono a niente, tranne a ribadire una fedeltà.
Questo popolo silenzioso con i coltelli in mano è seduto attorno a un tavolo imbandito, si spartisce l’Italia e se la mangia a carne cruda.

Emma Dante