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CINEMAMUTO
di Roberto Scarpetti
regia Gianfranco Pannone
con Iaia Forte, Andrea Renzi
scene Luigi Ferrigno e Sara Palmieri
costumi Grazia Colombini
disegno luci Carmine Pierri
musiche Giovanna Famulari
montaggio video Erika Manoni

direttore di scena Alessandro Amatucci
assistente regia Manuel Di Martino
assistente alle scene Michele Lubrano Lavadera
assistente costumi Viola Taddei
macchinista Francesco Scognamiglio
video Alessandro Papa
elettricista Giuseppe Di Lorenzo
fonico Daniele Piscitelli
sarta Daniela Guida
foto di scena Ivan Nocera

i frammenti dei film di Elvira Notari sono stati forniti dalla Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale

produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale

 

durata 60 minuti

 
 

Negli anni dieci e venti del Novecento Napoli è tra le città del cinema con una più cospicua produzione di film e la conseguente presenza di diversi teatri di posa. Tra le figure del panorama cinematografico partenopeo una spicca su tutte: Elvira Notari, produttrice insieme al marito Nicola per la Dora Film, attrice, sceneggiatrice e soprattutto regista, la prima donna in Italia, autrice di melodrammi, e anche documentari, dall’impatto fortemente visivo, rivolti soprattutto agli emigranti meridionali d’oltreoceano.

Siamo alla fine degli anni venti, il cinema sta cambiando con l’avvento del sonoro, ma soprattutto in Italia si è imposto il fascismo, qualcosa di ben lontano dall’anarchica e creativa vitalità dei napoletani. Anche Elvira, trapiantata in città dalla vicina Cava dei Tirreni, è costretta a intraprendere la sua battaglia: i film che dirige, spesso ambientati nei bassifondi del “ventre di Napoli”, non piacciono al giovane ma sempre più invasivo regime dittatoriale, specialmente perché all’estero godono di gran successo. Insomma, nell’Italia che si dice nuova i panni sporchi si lavano in casa e Leone, il censore di turno, rimbrotta, consiglia ma soprattutto ordina a Elvira e alla sua Dora Film di tagliare, ammorbidire, cambiare le sceneggiature dal forte impatto realistico e per questo considerate poco gradite al credo fascista.

Spinta dalla propria energia e intelligenza, Elvira, che paga anche il suo essere donna, non intende accettare i consigli e i ricatti dell’uomo, che, pur camuffati di blanda benevolenza, si fanno sempre più frequenti. Intraprende così con il suo censore un duello che porterà a svelare segreti inconfessabili di quell’uomo che la tartassa con le più incredibili e spesso risibili richieste. Ma il mondo, nel bene e nel male, sta prendendo strade nuove e per Elvira si prospettano tempi difficili…

Una città “porosa” e spiazzante come Napoli, la donna-pioniera del cinema muto, creativa e coraggiosa, e un’attrice tra le più talentuose e originali nel panorama teatrale e cinematografico italiano, compongono una triade tutta al femminile, scaturita dalla penna sapiente e sensibile di Roberto Scarpetti, che porterò finalmente in scena forte anche del mio sguardo documentario. Ma Cinemamuto vuol essere pure una riflessione sulla libertà di espressione. Il fascismo di fatto interruppe la carriera artistica e imprenditoriale di Elvira, colpevole di essere, oltre che persona libera da legacci ideologici, una donna in un mondo di uomini Quel che accadde poco meno di un secolo fa può essere un monito anche per i nostri controversi giorni.


Gianfranco Pannone

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