CIRCUS DON CHISCIOTTE
di Ruggero Cappuccio
regia Antonio Latella
con Marco Cacciola e Michelangelo Dalisi
scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
musiche Franco Visioli
sound design Franco Visioli e Dario Felli
luci Simone De Angelis
assistente al progetto artistico Brunella Giolivo
i viaggiatori Generoso Ciarcia, Giovanna de Filippis, Rachele Esposito, Ciro Giacco, Dante Maggio, Sergio Marchi, Antonio Milizia, Bruno Minotti, Aurora Paglia, Elena Pandolfi, Vincenzo Pengo, Manlio Petagna, Patrizia Quarto, Vanda Riccio, Adriana Sparano, Antonietta Tammaro, Maria Titomanlio, Francesco Vaccaro, Luigi Vinci
assistente alla regia Paolo Costantini
direttore di scena Domenico Riso
macchinista e attrezzista Marco Di Napoli
datore luci Fulvio Mascolo
fonico Dario Felli
tecnico video Alessandro Papa, Alessandro Innaro
sarta Annalisa Riviercio
tirocinante per il disegno luci Thomas Gschwantner
foto di scena Ivan Nocera
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Campania Teatro Festival – Fondazione Campania dei Festival
Durata: 2 ore (atto unico)
ad Emilia…
Dal 15 novembre al Teatro Mercadante di Napoli il regista Antonio Latella porta in scena il testo di Ruggero Cappuccio Circus Don Chisciotte.
Se il tempo non esistesse? Se il tempo fosse solo un’invenzione degli uomini per accettare la parola fine? Se l’eterno viaggiare fosse solo un eterno finire un po’? Due uomini fuggono da loro stessi per incontrare un altro sé, nei luoghi della mente, nei luoghi abitati solo dalla parola e dalla lingua. La lingua come unica possibilità per viaggiare nell’infinito mondo, nonostante il nostro essere creature finite. Non c’è un servo e un padrone, non c’è un intellettuale e un uomo del popolo, c’è un solo uomo che sa essere entrambi gli uomini, entrambe le possibilità che la vita ci ha dato: una attraverso la letteratura che si fa vita, l’altra attraverso la vita che si fa letteratura. Essere colti ed essere meravigliosamente ignoranti. Due lati della stessa medaglia. Due esistenze che si incontrano in una discarica, dove la discarica può essere solo una grande metafora di quel posto che sta prima dell’inizio di quella divina commedia che è la vita stessa, un posto dove la speranza viene lasciata, perché sperare non ha più senso. Penso a un luogo dove gli anziani vanno a leggere su un tabellone elettronico la destinazione del loro ultimo viaggio, ma come per incanto quella parola non arriverà mai, perché alla fine non c’è un ultimo luogo, non esiste e non può esistere, perché noi siamo il luogo di noi stessi, noi siamo la prima ed ultima stazione. Il più grande dono che ci è stato dato è la parola, dalla parola noi abbiamo fatto lingua, il nostro eterno viaggiare. Il dono più prezioso che abbiamo sono le infinite moltitudini che le particelle (lettere dell’alfabeto) ci danno combinandosi in infiniti modi. Ogni lettera dell’alfabeto è una stazione del nostro stare al mondo, ogni parola una forchettata di spaghetti aglio olio e peperoncino.
Antonio Latella