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IL GIARDINO DEI CILIEGI
Commedia in quattro atti
di Anton Čechov
regia Rosario Lisma
con Milvia Marigliano, Rosario Lisma, Giovanni Franzoni, Eleonora Giovanardi, Tano Mongelli, Dalila Reas
e con la partecipazione in voce di Roberto Herlitzka
assistente alla regia Valentina Malcotti
scene Federico Biancalani
costumi Valeria Donata Bettella
luci Luigi Biondi
produzione Tieffe Teatro Milano/Teatro Nazionale di Genova/Viola Produzioni srl

Durata: 2 ore e 30 minuti (compreso intervallo)

 

In quest’opera scritta quando era già gravemente malato, Anton Čechov esprime ancora più lucidamente la sua riflessione sulla goffa incapacità di vivere degli esseri umani, afflitti da uno strabismo esistenziale che impedisce loro di guardare con chiarezza dentro la propria anima. Nel Giardino dei ciliegi di Rosario Lisma il barlume di salvezza risiede nei giovani, gli unici che nel finale son capaci di immaginare una nuova vita, nonostante la vendita e la distruzione di quel giardino che da vanto per tutto il vicinato si è trasformato nel simbolo illusorio di un luminoso passato. Nel suo adattamento il regista riduce i personaggi a sei: Ljuba, segnata dalla perdita del marito e dell’amato figlio piccolo, abbandonata anche dall’ultimo amante. Nella vibrante interpretazione di Milvia Marigliano è una bimba nel corpo di donna matura, che piange e ride allo stesso tempo, intrappolata nella sua nostalgia. Richiamato alle sue responsabilità di uomo di casa anche il fratello Gaev, debole e ingenuo, struggente nel suo fallimento finale, mostrerà una natura puerile. Per questo nella scena campeggeranno gli oggetti della loro stanza dei giochi, volutamente sproporzionati rispetto alla statura dei personaggi, come se non fossero mai cresciuti.  Sullo sfondo ci sarà invece l’armadio di cui Gaev canta le lodi come a un monumento, dolmen sbiadito, testimone di un tempo perduto. Non si aprirà mai se non nel finale, vomitando il suo contenuto su Lopachin, il nuovo arricchito che riuscirà a imporsi con l’abilità negli affari e con l’inesorabile consapevolezza del proprio ruolo, deludendo però, con la propria incapacità di gestire i sentimenti, Varja, la figlia maggiore di Ljuba, che andrà a rifarsi una vita altrove. Ma il futuro chiama la speranza, anche se il passato sembra averla sotterrata definitivamente, e Lisma la affida ad Anja, la dolce figlia minore di Ljuba, e a Trofimov, eterno studente scombinato con cui andrà via, al grido di “Ti saluto, o vita nuova!”.