Cosa si è disposti a fare per esaudire un desiderio? Fin dove siamo capaci di spingerci? Giuseppe e Lara sono una coppia perfetta: si amano tra loro, amano il lavoro che fanno, sono due progressisti, leggono molto e non fumano. Sono due “puri” che hanno trascorso tutta la loro vita dalla parte del giusto. Eppure, adesso che desiderano essere genitori di un figlio che non arriva, la stellina del rancore illumina il loro sentiero, nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore, nella finzione narrativa e nella realtà del nostro tempo da cui ci parlano. Giuseppe e Lara sono due esseri vivi, imperfetti, desideranti. D’altro canto, la parola desiderio viene dal latino “de-sidera”, che vuol dire mancanza di stelle, essere senza stelle. Come loro due senza un figlio. Ma questa non è soltanto una storia di coppia, perché lo sguardo si posa al di là dell’intimità, esce dalle stanze private per sondare lo spazio pubblico della società in cui viviamo, della dimensione sociale e politica delle nostre esistenze, per raccontare di una generazione e di un’epoca che desidera l’infelicità degli altri più della propria felicità. Perché l’odio dei puri è la forma più potente di odio, l’unica che può dar forma ai nostri più indicibili desideri.