Il viaggiatore incantato di Marco Baliani

Pinocchio nero 15 marzo | Sala Mercadante
(proiezione del film-documentario in collaborazione con Amref Italia)

Corpo di Stato 16 marzo | Sala Mercadante
(in occasione del 28° anniversario del rapimento Moro)

Tracce 17 – 19 marzo | Sala Mercadante

Nel regno di Acilia 20 marzo | la feltrinelli napoli, piazza dei martiri
(incontro con Marco Baliani condotto da Lorenzo Mango)

Kohlhaas 24 – 26 marzo | Sala Mercadante

Workshop preparatorio per un percorso teatrale

Più di quindici anni fa ho iniziato a girovagare, solitario, raccontando storie.
All’inizio non sapevo neanche io cosa stessi cercando, e ancora adesso non possiedo certezze acquisite. Per istinto sento che ogni raccontatore di storie è un protrattore d’infanzia, con occhi bambini dentro un corpo adulto. Ho sempre pensato il teatro come un luogo ove giocarsi ogni volta l’esistenza,un luogo instabile, dove anime molto potenti hanno la possibilità di muoversi e agire senza gabbie e senza censure, un luogo ove sfuggire alla classificazione delle cose , dei sentimenti, delle esperienze. Viviamo in un tempo in cui tutto aspira ad essere nominato correttamente, ogni cosa viene esposta in scaffal , vendibile, mercificabile, etichettabile. I nomi stessi delle cose vanno perdendo qualsiasi mistero e ambiguità, si uniformano, divengono astrazioni invincibili che sottraggono alle cose la possibilità di essere esperite nella loro molteplicità. La parola albero diviene una forma che contiene tutti gli alberi del mondo, univocamente. Il mio lavoro , di narratore e regista , in tutti questi anni è stato quello di cercare sempre quell’albero lì particolare e unico, quello di cui poter fare esperienza in un bosco, su un marciapiede, dentro un giardino. Quell’albero possiede un odore, un colore, un tatto, è un albero in movimento. La lotta per togliere quell’albero dal grande libro delle parole-contenitori è forse la mia battaglia personale ,il senso oscuro e profondo che per istinto mi spinge ad agire,come un antidoto contro l’alito mortifero del mondo uniformato. In fondo si racconta sempre un po’ per non morire, perché le cose continuino ad essere e per farlo occorre uno sguardo incantato,lo sguardo stupefatto del primo stupore, così che narrando ci si possa sollevare in volo , e staccandosi dai pesi del reale, scoprire quanti altri mondi sono ancora possibili e accessibili alla nostra esperienza.

Con la presentazione, per la prima volta a Napoli, del mio percorso di narratore solitario, vorrei far conoscere non solo le storie e le forme, sempre diverse, attraverso cui le ho create, ma anche la ricerca e la tensione che continua ad accompagnare il mio lavoro. Per questo accanto ai tre spettacoli, che sono già memoria di un’arte del racconto, si sono aggiunti eventi d’altro tipo, workshop, incontri, letture, video. Corpo di stato è una memoria acida e autobiografica di un momento del nostro passato prossimo dentro i cinquantacinque giorni della prigionia e morte di Aldo Moro, narrati in prima persona da un giovane di ventotto anni, io stesso, tornato laggiù a raccontare con la maggior sincerità possibile. La forma è asciutta, brecthiana, antiretorica. Kohlhaas è il primo esempio di narrazione orale comparso sullo scenario italiano, un racconto denso, tratto da Kleist, che parla del conflitto tra fiducia nella giustizia e sopruso dei potenti. La forma è una cavalcata narrante che lascia senza fiato, un’epopea di parole che rende “visibile l’invisibile” come dice Peter Brook. Tracce è una collana di racconti, una mappa di eterogenei materiali narrativi che ruotano, senza un testo prefissato, intorno al tema dello stupore, la stessa sostanza che guida sempre il mio lavoro teatrale e che accende l’incanto negli occhi del viaggiatore che dà il titolo a questo percorso. Marco Baliani