Roberto Azzurro porta in scena La ballata del carcere di Reading, il componimento poetico scritto da Oscar Wilde dopo la sua scarcerazione dalla prigione di Reading Gaol (il 19 maggio 1897, pubblicato nel 1898) dove era stato rinchiuso con l’accusa di sodomia. “Un grido di dolore appassionato”, spiega l’attore e regista, “un testo crudo e sincero che ci restituisce un Wilde più umano, ma non per questo meno lucido. Lucido nel denunciare la terribile esperienza vissuta in prigione e nel raccontare la convivenza con un condannato a morte, evocandone il rituale assurdo e feroce dell’esecuzione capitale. Scrivendo questo testo Wilde maturò la sua riflessione su come tutti possiamo considerarci malfattori e su come tutti abbiamo bisogno di essere perdonati. L’ironia e il riso che hanno sempre accompagnato la sua opera lasciano qui il posto alla sofferenza, che non è mai grido sguaiato, ma solo lamento. Un dolore ancora più tangibile per un uomo come lui, abituato ai salotti favolosi dell’Inghilterra vittoriana e piombato all’improvviso nel buio di una cella. Distrutto dalla fatica e dalla umiliazione, provato nello spirito e nel fisico, invecchiato e disperato – Wilde concepisce i versi della sua Ballata dove sembra non voglia accettare definitivamente non tanto che il carcere possa spezzare i cuori, quanto che possa ridurli in pietra”.