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LA DONNA DEL MARE

di Henrik Ibsen, regia Mauro Avogadro

TEATRO MERCADANTE 4 Gennaio 2006   15 Gennaio 2006
date da definire

Ospitalità

4 – 15 gennaio 2006 | Sala Mercadante

Fondazione del Teatro Stabile di Torino
La donna del mare
di Henrik Ibsen
traduzione Maria Valeria d’Avino
regia Mauro Avogadro
con Elisabetta Pozzi, Antonio Zanoletti, Francesca Bracchino, Olga Rossi, Graziano Piazza, Alessio Romano, Martino D’Amico, Emanuele Vezzoli, Noemi Condorelli, Elisa Galvagno, Paolo Giangrasso
scene Giacomo Andrico
costumi Giovanna Buzzi
luci Giancarlo Salvatori
musiche Daniele D’Angelo
regista assistente Ola Cavagna
foto Marcello Norberth

La donna del mare pubblicata da Henrik Ibsen nel 1888, è un’opera percorsa da una tensione poetica trascinante, sul piano della struttura compositiva. Il dramma ha momenti di straordinaria suggestione, scanditi quasi da un ritmo lirico.
La donna del mare è uno dei testi più significativi di Ibsen, lungo l’irto e complesso itinerario che il drammaturgo percorse nel riflettere sui problemi, per lui vitali, della libertà, della presa di coscienza della personalità umana.
«Impossibile, giunti ad un certo punto del proprio cammino teatrale, non dover fare i conti con Ibsen – scrive Mauro Avogadro. La scelta è caduta su La donna del mare, testo misteriosamente affascinante e arduo campo di battaglia per chi ne ha tentato una messa in scena.
Il tempo – quello interiore e quello che scandisce la cosiddetta realtà – il passato, la sua evocazione attraverso un anelito alla libertà, a quella libertà che dovrebbe rendere possibile un presente o, per lo meno, un futuro vissuti al di là delle regole, sono raccontati dall’autore attraverso un complicato incastro fra una drammaticità borghese e psicologica ed una tragicità classica.
Esseri umani legati fra loro nella “realtà” e tuttavia, quasi predestinate vittime dell’ignoto, isolati nel loro intimo fluire del tempo, stranieri gli uni agli altri alla ricerca di poter toccare con mano la loro propria vita e, punta di diamante di questa estraneità, Ellida, che, come in un delirio visionario, attende che, proprio da colui che è “straniero” al “mondo della regola”, suo e di coloro che la circondano arrivi la possibilità di far coincidere “il tempo di dentro” con “il tempo di fuori”.
Sotto la superficie naturalistica del racconto convivono la visionarietà, il senso del mistero, la tensione simbolica: personaggi che aspettano sempre qualcosa o qualcuno…».