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08/12/2019
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LA PANNE
di Friedrich Dürrenmatt
traduzione Eugenio Bernardi
adattamento e regia
Alessandro Maggi
con Nando Paone, Vittorio Ciorcalo, Patrizia Di Martino, Stefano Jotti, Alberto Fasoli, Giacinto Palmarini
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Gigi Saccomandi
installazioni video Alessandro Papa

assistente alla regia Francesco Morosi
assistente alle scene e ai costumi Francesca Tunno
direttore di scena Teresa Cibelli
elettricista Angelo Grieco
macchinista / attrezzista Marco Di Napoli
fonici Paolo Vitale, Diego Iacuz
sarta Roberta Mattera
foto di scena Marco Ghidelli

produzione Teatro Stabile Napoli – Teatro Nazionale

Durata: 1 ora e 35 minuti (atto unico)

 

Composto nel 1956 da Friedrich Dürrenmatt, geniale autore svizzero del secolo scorso, e adattato per un radiodramma nel 1961, La Panne affronta un tema capitale, e molto frequentato da Dürrenmatt: la verità.
Un agente di commercio, Alfredo Traps, ha l’auto in panne, e trova rifugio per la notte nella villa di un ricco giudice in pensione. Ogni sera, il giudice ospita altri amici pensionati, con i quali condivide un singolare passatempo: organizzare processi fittizi, a personaggi storici o a malcapitati di passaggio nella sua villa. Per andare a processo, non è necessario aver commesso un crimine – o perlomeno averne coscienza: nel gioco raffinatissimo dei vecchi pensionati, l’accertamento della colpevolezza può prescindere dall’accertamento dei fatti. È quello che succede al povero Traps, che nel corso di una cena luculliana si trova improvvisamente accusato di un omicidio che non sapeva di avere commesso. O meglio ancora: che era certo di non avere commesso. La bravura del pubblico ministero, però, si insinua nel racconto di Traps, lo deforma e lo forza quasi impercettibilmente, finché il povero agente di commercio si ritrova a confessare un delitto che non ha commesso.
In un clima spensierato, quasi comico, Dürrenmatt ci mette di fronte a una domanda tragica, a un interrogativo abissale: esiste una verità dei fatti, oggettiva e immutabile, e in quanto tale accertabile sempre, da chiunque? O, piuttosto, la verità è un artefatto, la ri-costruzione che ognuno di noi fa, per sé e per gli altri, di quel processo casuale e per sua natura sempre caotico che è la vita? 

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