Ospitalità

1 – 4 dicembre 2005 | Sala Mercadante

Teatro Stabile dell’Umbria e Fabbrica
La pecora nera
elogio funebre del manicomio elettrico
uno spettacolo sull’istituzione manicomiale di e con Ascanio Celestini

“Raccolgo memorie di chi ha conosciuto il manicomio un po’ come facevano i geografi del passato. Questi antichi scienziati chiedevano ai marinai di raccontargli com’era fatta un’isola, chiedevano a un commerciante di spezie o di tappeti com’era una strada verso l’Oriente o attraverso l’Africa. Dai racconti che ascoltavano cercavano di disegnare delle carte geografiche. Ne venivano fuori carte che spesso erano inesatte, ma erano anche piene dello sguardo di chi i luoghi li aveva conosciuti attraversandoli.
Così io ascolto le storie di chi ha viaggiato attraverso il manicomio non per costruire una storia oggettiva, ma per restituire la freschezza del racconto e l’imprecisione dello sguardo soggetivo, la meraviglia dell’immaginazione e la concretezza delle paure che accompagnano un viaggio”.
“È nella complessità di questo presente dove si sovrappongono la memoria del manicomio, la questione medico-psichiatrica, la terapia con i farmaci e la contenzione fisica che si va ad inserire il nostro lavoro. Un lavoro di indagine nella memoria del presente come luogo di sedimentazione di storie diverse. E sono proprio le storie che stiamo cercando. Storie di persone che hanno abitato il luogo chiuso e strutturato del manicomio, la destrutturazione dell’istituzione, la frammentazione e il mescolarsi con i territori circostanti. Ci interessano le storie personali perché tracciano una rete di prospettive diverse attraverso una questione che non può essere letta come un evento unico. Ci interessano perché sono quelle che hanno trovato una possibilità per raccontare all’esterno una vicenda che rischia costantemente di rimanere una questione privata o un problema scientifico. Ci interessano perché lavoriamo alla costruzione della drammaturgia di uno spettacolo che sarà sostanzialmente un insieme di molte storie. Una drammaturgia che per noi dovrebbe saper raccontare anche il presente della memoria e non soltanto il passato della letteratura teatrale. Una possibilità nuova per un teatro civile che sperimenti la propria “civiltà” non soltanto nelle tematiche, ma soprattutto nella possibilità che queste forniscono per mettere direttamente in relazione le persone con la propria memoria e con il proprio presente.
E poi le storie ci interessano perché mettono direttamente in comunicazione l’evento al quale si è assistito e il bisogno di comunicarlo per trasformare l’immagine personale in immaginario collettivo”.

Ascanio Celestini