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LA VITA CHE TI DIEDI

di Luigi Pirandello, regia Marco Bernardi

TEATRO MERCADANTE 10 Febbraio 2015   15 Febbraio 2015
date da definire

LA VITA CHE TI DIEDI

con Patrizia Milani, Carlo Simoni

e con Gianna Coletti, Karoline Comarella, Paolo Grossi, Sandra Mangini, Giovanna Rossi, Irene Villa,
Riccardo Zini
scene Gisbert Jaekel
costumi Roberto Banci
suoni Franco Maurina
luci Massimo Polo
produzione Teatro Stabile di Bolzano
SPETTACOLO IN ABBONAMENTO A SCELTA

Pirandello scrisse “La vita che ti diedi” nel 1923 per Eleonora Duse che però non fece in tempo a interpretarla: morì infatti in tournée a Pittsburg nell’aprile del 1924. A proposito del testo, lo stesso Pirandello in una lettera alla figlia Lietta scrive: “Per ora ti dico che la tragedia mi sembra la cosa più alta e più pura che sia uscita dalla mia fantasia”.

E’ la storia di una madre che subisce il destino peggiore che possa capitarle: la perdita di un figlio. Questa donna, Anna Luna,

Pirandello scrisse “La vita che ti diedi” nel 1923 per Eleonora Duse che però non fece in tempo a interpretarla: morì infatti in tournée a Pittsburg nell’aprile del 1924. A proposito del testo, lo stesso Pirandello in una lettera alla figlia Lietta scrive: “Per ora ti dico che la tragedia mi sembra la cosa più alta e più pura che sia uscita dalla mia fantasia”.

E’ la storia di una madre che subisce il destino peggiore che possa capitarle: la perdita di un figlio. Questa donna, Anna Luna, rifiuta di accettare la sua morte. Immersa in un “lucido delirio” si comporta come se il figlio fosse ancora vivo, con un’ostinata strategia psicologica che tenta di coinvolgere tutti coloro che le stanno attorno. In uno stato allucinatorio, non vuole uscire dal suo sogno e tenta disperatamente di mantenere il figlio in vita, oltre il limite della realtà.

Il dramma è condotto interamente sul filo dell’amore materno, di cui è l’espressione più compiuta nel teatro di Pirandello: l’unico valore che sopravvive intatto tra le macerie dei falsi valori della società e che nella sua autenticità risulta indenne da ogni schematismo ideologico.

Il punto di riferimento di questa tragedia è un personaggio assente, un cadavere nella stanza accanto. Un figlio che è rimasto lontano dalla madre per sette anni ed è tornato a casa per morire, consunto da una malattia. Il dolore di Donna Anna, s’intreccia con quello dell’amante, Lucia Maubel, per passione della quale il figlio era partito. Lucia è incinta e per questo ha abbandonato anche i due figli avuti dal marito. La morte unisce le due donne: Lucia si dispera e Donna Anna perde ogni illusione. A lei non restano che la solitudine e il dolore, perché sa che anche la vita che nascerà dall’affranta Lucia sarà solo la testimonianza che il figlio non era più “suo” da molto tempo. In questa tragedia l’impronta sperimentale del Premio Nobel siciliano si manifesta nell’accostare ad un impianto narrativo sostanzialmente realistico un personaggio metafisico, delirante, eccessivo come quello della protagonista Donna Anna Luna.[…]

Con questa messa in scena Marco Bernardi, regista, Patrizia Milani, qui interprete di struggente intensità e Carlo Simoni chiudono il cerchio di un lungo e fruttuoso sodalizio artistico che ha dato vita ad alcuni degli spettacoli più riusciti della scena italiana degli ultimi venti anni. Al loro fianco troviamo una compagnia composta da Gianna Coletti, Karoline Comarella, Paolo Grossi, Sandra Mangini, Giovanna Rossi, Irene Villa, Riccardo Zini.