LA ZATTERA DI GERICAULT
di Carlo Longo
regia Piero Maccarinelli
con (in ordine di apparizione) Lorenzo Glejeses, Francesco Roccasecca, Claudio Di Palma, Nello Mascia, Anna Ammirati
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Zaira de Vincentiis
assistente alle scene Sebastiana Di Gesù
assistente ai costumi Rosario Martone
assistente alla regia Manuel Di Martino
direttore di scena Teresa Cibelli
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Nel 1819, il ventottenne Théodore Géricault espone al Salon di Parigi un gigantesco dipinto dal titolo La zattera della Medusa. L’opera diventa subito uno scandalo politico per l’aperta accusa di inefficienza verso la monarchia appena restaurata. Il dipinto raffigura i naufraghi abbandonati su di una zattera, al largo delle coste del Senegal, dal vigliacco e incompetente comandante della nave, messo a capo della “Meduse” unicamente per la sua passata fedeltà alla monarchia. Ma quella Zattera non rappresenta solo la Francia alla deriva dopo la caduta di Bonaparte o la terribile agonia dei superstiti al naufragio della fregata Meduse, ma il naufragio della vita stessa dell’artista, in una storia d’amore proibita e disperata.
Al Louvre di fronte alla Zattera della Medusa di Géricault c’è sempre una gran fila. Il naufragio della nave Meduse si deve all’imperizia del suo capitano. A bordo della zattera c’erano all’inizio 147 persone. Il giorno del salvataggio erano rimasti vivi in 15. Uno di loro pubblicò un resoconto della loro odissea denunciando inefficienze e incompetenze. Ne nacque un affaire politico tale da mettere in imbarazzo la monarchia francese appena risalita al trono dopo la disfatta napoleonica nel 1815. Tre anni impiegò Gericault a completare il quadro che venne mostrato al pubblico per la prima volta al Salon di Parigi nel 1819, svelando misfatti e ipocrisie. Il re LOUIS XVII intuì che il naufragio dipinto non sarebbe certo stato quello di Géricault. Il testo di Longo segue il percorso dell’artista ma al contrario. Dall’esposizione dell’opera terminata si risale alla sua giovinezza ai complicati rapporti con gli zii in un percorso esistenziale e artistico di grande fascino. Rabbia, delusione amorosa, indignazione civile e politica, totale incertezza del proprio destino, ci accompagnano in questo percorso che per molti versi sfiora la contemporaneità quando la zattera si fa emblema delle navi dei migranti nel nostro mediterraneo. Ma fortissima è la centralità del percorso dell’artista fra amici e nemici complici e no. Un viaggio a rebours nella complessità della creazione artistica che si fa specchio deformante della società.
Piero Maccarinelli