LITURGIA ZERO
da IL GIOCATORE di Fëdor Dostoevskij
adattamento teatrale Alexander Zavyalov e Valery Fokin
regia Valery Fokin
con Sergey Elikov, Igor Volkov, Era Ziganshina, Sergei Parshin, Vasilisa Alekseeva, Polina Tepliakova, Elena Vozhakina, Olesia Sokolova, Ivan Efremov, Viktor Shuralev, Aleksandra Bolshakova, Sergei Denisov, Igor Mamai, Tikhon Zhiznevskiy, Aleksandr Polamishev, Andrei Marusin, Sergei Sidorenko, Mikhail Beliavskii, Anton Shagin
musicisti Timofei Gavrilov, Filipp Baiandin, Dmitrii Zotin, Anton Popov, Andrei Ogorodnikov, Aleksandr Shcherbakov
scenografia e costumi Alexander Borovsky
musica Alexander Bakshi
disegno luci Damir Ismagilov
direttore musicale Ivan Blagoder
coreografie Igor Kachayev
assistente alla regia Svetlana Ivanova
produzione Teatro Alexandrinsky (San Pietroburgo)
spettacolo in russo con sottotitoli in italiano
ospitalità internazionale in prima italiana
in collaborazione con Teatro di San Carlo di Napoli
Lo spettacolo si basa su Il giocatore, uno dei romanzi più noti di Dostoevskij, autore al quale il regista Valery Fokin è particolarmente legato. Trovare il nome di Dostoevskij nei cartelloni del Teatro Alexandrinsky è assolutamente logico: la giovinezza dello scrittore è praticamente intrecciata alla vita di questo teatro. Per Valery Fokin rivolgersi a Il giocatore non è, pertanto, casuale. Il tema centrale dello spettacolo è quello del gioco d’azzardo, della roulette capace di schiavizzare l’uomo, portandolo a tradire il meglio di se stesso. Liturgia zero è un servizio devoto allo zero, al vuoto, alla finzione, che porta inevitabilmente alla disintegrazione/decomposizione della personalità umana. Dostoevskij considerava Il giocatore una delle sue composizioni più autobiografiche, ed è questa dimensione che Valery Fokin contempla nella sua produzione.
Così la stampa:
Il materiale di cui sono fatti i romanzi di Dostoevskij è complesso, stratificato, plasmabile e proprio per questo lascia spazio a diverse interpretazioni. E tuttavia, l’energia racchiusa nei suoi romanzi non deve andare persa nelle trasposizioni teatrali. Questa energia è la cosa più importante, più della stessa integrità del soggetto dell’opera. Nello spettacolo di Fokin l’energia della parola “dostoevskiana” è viva.
Gjuljara Sadih-Zade, L’educazione dell’arte // Peterburgskij teatralnyj zhurnal. BLOG, 13 novembre 2012
Questo spettacolo tratta di quello che più conta. Di quello che fa muovere le persone, dell’oggetto dei loro desideri. Di quello per cui si fanno e si disfano i matrimoni, si compiono delitti sia a livello domestico che statale. È uno spettacolo sui soldi. O meglio su come i soldi penetrano nell’essenza stessa della persona, nelle sue passioni, nella
ricerca del senso della vita, anche nella sua ricerca religiosa. Alla domanda “Cosa sono i soldi?”, il protagonista, il venticinquenne Aleksej Ivanovich, risponde: “I soldi… Sono… Sono… Tutto!”. Il fervore che incrina la voce dell’attore è quasi religioso, un tema che non può restare fuori da un adattamento di Dostoevskij.
Artur Solomonov, Dostoevskij, i soldi e noi // Polit.ru. 16 novembre 2012
In questo allestimento non c’è posto per la fascinazione degli amori estivi o per il brivido dell’azzardo. Non è uno studio di psicologia quotidiana sulla caduta dell’individuo a causa della passione per il gioco d’azzardo. Liturgia Zero è una storia universale sulla morte imminente dell’anima che ha ceduto alla tentazione di scommettere sul vuoto,
sull’asservimento a valori effimeri ed estemporanei, che mai potranno essere definiti eterni.
Elena Gerusova, La roulette dell’Aleksandrinskij // Kommersant. 16 novembre 2012
E se questa storia di follia e morte è solo uno dei primi capitoli della vorticosa antropologia di Dostoevskij, per usare la famosa definizione di Berdjaev, per Valerij Fokin Il giocatore, è soprattutto una metafora dello spirito del tempo, un’immagine dell’implacabile asservimento al vuoto, che risucchia e polverizza le anime.
Marina Tokareva, Il tempo punta sullo zero e inneggia alla vacuità // Novaja Gazeta. 8 febbraio 2013
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