LOVE IS MY SIN / L’AMORE È IL MIO PECCATO

Sonetti di William Shakespeare
adattati da Peter Brook
musicista
Franck Krawczyk
luci Philippe Vialatte
con Natasha Parry, Michael Pennington
collaborazione artistica Marie-Hélène Estienne

Spettacolo creato l’8 aprile 2009 al Théâtre des Bouffes du Nord, Parigi con Bruce Myers e Natasha Parry

Le musiche interpretate in scena da Franck Krawczyk sono di Louis Couperin (1626 – 1661)

direttore tecnico Jean Dauriac

foto Pascal Victor / ArtComArt

una produzione C.I.C.T. / Théâtre des Bouffes du Nord, Parigi

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Con questa sorprendente raccolta, penetriamo nella vita segreta di Shakespeare. Scopriamo il suo diario, le sue confidenze, la sua passione, la sua gelosia, le sue colpe, la sua disperazione, e soprattutto il suo interrogarsi sul senso profondo della sua attrazione per un uomo, per una donna – e per l’atto stesso della scrittura. Non è facile scegliere tra 154 sonetti. Doveva emergere una tensione drammatica. Come guida ho seguito gli interrogativi soggiacenti al rapporto tra due persone. All’inizio, c’è una tranquillità condivisa, poi a poco a poco appaiono le pene d’amore: separazione, infedeltà, tradimento, fino al disgusto della carne. Nell’ultima fase Shakespeare esprime un amore che supera ogni cosa, che si rivela più forte della vecchiaia e della morte. L’amore rimane il vincitore del tempo.

In un oscuro catalogo di librai, si trova un’allusione al fatto che Shakespeare avesse preso in considerazione la pubblicazione di alcuni sonetti fin dall’anno 1600. Tuttavia nessun volume apparve allora e Shakespeare conservò i sonetti sotto forma di manoscritto. Durante l’epidemia di peste che paralizzò Londra tra il 1606 e il 1610, tutti i teatri furono chiusi e la necessità di avere qualche provento spinse probabilmente Shakespeare a far pubblicare la raccolta dei sonetti. Lo studio della sintassi, la scelta delle parole e le allusioni ad avvenimenti contemporanei ci inducono a pensare  che le ultime poesie furono scritte intorno al 1604, il periodo di Misura per misura, Re Lear e Otello.

Peter Brook