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10/12/2023
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MARIA STUARDA
di Friedrich Schiller 
traduzione Carlo Sciaccaluga
regia Davide Livermore
con Laura Marinoni, Elisabetta Pozzi,
Gaia Aprea, Linda Gennari, Giancarlo Judica Cordiglia, Olivia Manescalchi, Sax Nicosia, Giua (chitarra e voce)
costumi regine Dolce & Gabbana
costumi Anna Missaglia
allestimento scenico Lorenzo Russo Rainaldi
musiche Mario Conte, Giua
direzione musicale Mario Conte
disegno luci Aldo Mantovani
regista assistente Mercedes Martini

produzione Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, CTB Centro Teatrale Bresciano

Durata: 2 ore e 50 minuti (spettacolo con intervallo)

 

Maria Stuarda, tragedia composta da Friedrich Schiller alla fine del 700 e rappresentata per la prima volta a Weimar il 14 giungo del 1800, racconta gli ultimi giorni di vita della regina di Scozia.
Col pretesto dell’omicidio del marito, Maria è prigioniera in Inghilterra per le sue pretese sul trono inglese, che appartiene alla cugina Elisabetta. Quest’ultima esita a firmarne la condanna a morte e Maria spera di essere graziata, affidandosi anche al sostegno di Mortimer, nipote del suo custode. L’incontro tra le due donne sfocia in un litigio, poiché Maria non vuole sottomettersi alla volontà della cugina e Mortimer prova a liberare la regina di Scozia, ma il tentativo fallisce. Elisabetta si decide a firmare la condanna per la cugina, a causa delle pressioni che subisce da parte del popolo, senza però fornire alcuna indicazione precisa. Ciò fa ricadere l’intera responsabilità dell’esecuzione sul sottosegretario di Stato e su Lord Burleigh, che fa decapitare Maria.
Il regista Davide Livermore si concentra sul rapporto tra femminilità e potere: «Nel trovarci di fronte queste due gigantesche figure, non possiamo non chiederci quanto e come la donna abbia dovuto interiorizzare certi meccanismi maschili della gestione del potere».
Protagoniste dello spettacolo due attrici straordinarie: Laura Marinoni ed Elisabetta Pozzi, che si scambiano i ruoli di sera in sera. «Chi farà Maria e chi Elisabetta? Immagino un momento rituale iniziale, una vestizione che sarà un grande prologo, catartico, da fare assieme al pubblico. Le due interpreti sapranno solo all’ultimo minuto quale personaggio dovranno incarnare. Un gioco di ruoli virtuosistico per svelare come in fondo i due opposti siano la stessa cosa, quanto questa cruenta dualità non sia altro che un riflesso dell’Uguale. Il contraltare di Maria diventa così Elisabetta che incarna tutte le modalità maschili per regnare e sopravvivere. Alla base del mio teatro c’è il rapporto con l’armonia al servizio della poesia di monteverdiana memoria. La parola parlata e la parola intonata saranno sostenute sempre da una ricerca sonora che parte dalla voce delle attrici stesse».

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