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TARTUFO

di Molière, regia Carlo Cecchi

TEATRO MERCADANTE 14 Febbraio 2007   4 Marzo 2007
date da definire

Produzioni

14 febbraio – 4 marzo 2007 | Sala Mercadante

Teatro Stabile delle Marche – Mercadante Teatro Stabile di Napoli
Tartufo
di
Molière
traduzione Cesare Garboli
regia Carlo Cecchi
con Angelica Ippolito (Madama Pernella), Carlo Cecchi (Orgone), Licia Maglietta (Elmira), Vincenzo Ferrera (Damide), Viola Graziosi (Marianna), Francesco Ferrieri (Valerio), Alessandro Baldinotti (Cleante), Valerio Binasco (Tartufo), Iaia Forte (Dorina), Rino Marino (Il Signor Leale), Diego Sepe (Un Ufficiale), Francesca Leone (Filippina)
scena Francesco Calcagnini
costumi Sandra Cardini
musica Michele dall’Ongaro

[…] Chi è Tartufo? Un impostore o un eroe? Un’immagine del profondo, o un piccolo arrampicatore sociale, arrivato senza scarpe nella famiglia che lo ospita? Un bersaglio satirico o il giustiziere di una finzione che si ripete all’infinito, e che Molière coglie in un punto qualunque della sua infinita ripetizione, in quel lampo che è appunto l’intreccio del Tartuffe? Simile al bagliore di una certezza improvvisamente negativa, che rischiari di luce vitrea il buio castello di menzogne nel quale viviamo, questo lampo è insieme di rivelazione e disperazione. Dalla commedia delle finzioni, ci avverte Tartufo, non si può uscire. Protagonista del nostro posticcio universo di frodi, egli stesso si dichiara e ci appare come la finzione delle finzioni, l’ultimo inarrivabile enigma. […]

Cesare Garboli, dalla Prefazione alla traduzione di Tartufo di Molière, Einaudi Editore, 1974

Spesso mi domandano perché ritorno così volentieri a Molière. Come Shakespeare, Molière ha scritto per gli attori, e io sono un attore che lavora con altri attori. Una commedia di Molière si rivela in scena, grazie agli attori. Le sue battute sono battute per un copione, non per un libro.
Cosa c’è di più emozionante e di più esaltante per un attore che accogliere quel dono che, alcuni secoli fa, due attori lasciarono a coloro che sarebbero venuti; ossia il dono di alcune pièces e di alcuni personaggi che gli attori futuri avrebbero potuto rendere presenti sulla scena?
Ma tutto rimarrebbe lettera morta se, nel tempo, non nascessero grandi attori e grandi traduttori.
Per nostra fortuna – e mia in particolare – è successo, nell’ultimo trentennio del secolo scorso, che il genio di un grande critico affondasse le sue radici in una vocazione teatrale fortissima; che una lettura critica di straordinaria intelligenza e originalità, fosse accompagnata dal talento mimetico di un grande attore: così abbiamo le traduzioni di Cesare Garboli.
Le note di regia sono un’enorme seccatura: uno spettacolo parla, se parla, da sé; non ha bisogno delle spiegazioni del “regista”.
Chi è Tartufo lo decidano gli spettatori. Noi, così com’ è implicito nella traduzione di Garboli, oltre che nei suoi numerosissimi scritti su Tartufo, abbiamo cercato di mantenere, alla commedia e al personaggio, la loro sostanziale ambiguità; superando il cliché dell’ipocrisia e vedendo il personaggio di Tartufo anche “in positivo”: un servo che usa l’intelligenza e gli strumenti della politica per fare carriera e diventare, da servo, padrone.
Ma tutto questo, e le risonanze contemporanee che la commedia e il personaggio possono produrre, è solo attraverso il teatro che lo si può cogliere. Figuriamoci poi in una commedia come Tartufo, dove il teatro è talmente importante da diventarne, forse, il tema principale.

Carlo Cecchi

Tournée
6 – 11 marzo, Firenze – Teatro della Pergola
13 marzo – 1 aprile, Roma – Teatro Valle
2 – 5 aprile, Chieti – Teatro Marruccino
10 – 11 aprile, Macerata – Teatro Lauro Rossi