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TIERNO BOKAR
regia Peter Brook
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Tierno Bokar di Peter Brook è presentato al Teatro Mercadante di Napoli in prima italiana. Le rappresentazioni sono accompagnate da un ciclo di incontri, stages e proiezioni , in un progetto a cura dello Stabile di Napoli e di Roberto Roberto – Associazione Culturale Alf Laila.
Una nota di Peter Brook sullo spettacolo
“Tutte le società, nel corso della storia, finiscono per aver torto. All’inizio, c’è sempre una grande esplosione di energia. E questo crea strutture nuove, vitali. Ma esse ben presto si trasformano in istituzioni, che poco a poco e da quel momento in poi si fossilizzano. Sfortunatamente questo è un processo umano. Tuttavia, un piccolo, modesto passatempo chiamato “teatro” ha un grande ruolo da giocare. Il teatro esiste per rimettere in discussione ogni convinzione di comodo. Possiede le armi migliori per infrangere tabù ed abbattere barriere. Quali lo scandalo, la violenza ed il ridicolo. Ma non oggi. Non più. L’ “effetto-shock” non ci colpisce più, perché è diventato talmente quotidiano da sembrare quasi banale. Oggi, la nostra urgente necessità è altrove, è nel cogliere i barlumi di quello che le nostre vite hanno perduto. Il teatro può restituirci il gusto fugace di qualità a lungo dimenticate. Tierno Bokar è una storia vera. Ma chi era Tierno Bokar ? Nel suo libro Il saggio di Bandiagara, il grande scrittore Peul, Amadou Hampaté Bâ ha descritto la vita e gli insegnamenti di un uomo umile e straordinario che fu suo maestro. La sua storia ci accompagna nel cuore di un’Africa tradizionale, animista, impregnata d’Islam, scossa dal colonialismo e lacerata da un conflitto interno. A cominciare da un piccolo diverbio sul significato del numero 11 in opposizione al numero 12, sorgono conflitti spietati che generano massacri e martirio. Questi tragici avvenimenti innescano una catena che alla lunga legherà un piccolo villaggio africano alle più importanti decisioni politiche della Seconda Guerra Mondiale. Tierno Bokar ricercava la difficoltà. Ne aveva bisogno per scoprire se egli stesso possedesse la pazienza e la tenacia che insegnava agli altri. Un giorno disse “ Prego Iddio che alla mia morte io possa avere più nemici, cui non ho fatto nulla, che amici. ” Parole terribili se si pensa alla solitudine dei suoi ultimi giorni. Disse anche “L’unica lotta che mi sta realmente a cuore è quella dichiarata alle nostre stesse debolezze. Questa lotta, purtroppo, non ha nulla a che vedere con la guerra che i tanti figli d’Adamo si fanno in nome di un Dio che dicono di amare profondamente, ma che invece amano male – poiché distruggono parte della sua opera.” Il tema mette bene in luce il problema che riguarda tutti noi – il potere della violenza e la vera natura di una tolleranza che è più potente ancora. Per coinvolgerci realmente, il teatro deve essere molto vicino alle nostre vite, ma per catturare la nostra immaginazione, i suoi elementi devono essere sempre vitali ed inattesi. La storia di Hampaté Bâ unisce queste due condizioni. Non offre alcuna risposta, ma dà vita ad un mistero.”